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Dalla sanità all’istruzione la trappola-vergogna dei servizi dimezzati al Sud

 
Lino Patruno

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Lino Patruno

L'ingordigia del Nord: loro più autonomi. E i servizi al Sud?

Spesa sociale: Nord-Ovest 147 euro a testa, Nord-Est 190, Centro 143, Isole 135ultimo il Sud con solo 70

Sabato 15 Aprile 2023, 14:00

La trappola del Sud. Meno sviluppo economico significa meno servizi. Meno servizi significa meno sviluppo economico. Ma dove è scritto che un divario economico deve implicare anche un divario dei servizi? Non lo dice la Costituzione, secondo la quale anzi non ci può essere diseguaglianza secondo dove nasci. Non succede in Germania benché ci siano ancora limitate differenze fra Est e Ovest. Non succede in Spagna e in Inghilterra, nonostante residue disparità fra territori. E ovunque ci sono comunque forme di perequazione dei servizi. Ovunque tranne in Italia. Dove è l’Istat stesso, non qualche talebano del Sud, a certificare la spesa sociale iniqua: al Sud welfare dimezzato.

Cifre tanto scandalose da chiedersi come è possibile che persistano in un Paese fra i primi dieci del mondo. Spesa sociale media in Italia: 136 euro a testa. Nord-Ovest 147, Nord-Est 190, Centro 143, Sud 70, Isole 135. Parliamo di sanità, scuola, trasporti, asili nido, assistenza agli anziani e ai disabili e tanto altro (per un disabile meridionale lo Stato spende 917 euro in meno, così impara a non essere disabile nel posto sbagliato). E così imparano anche i bambini a non nascere nel posto sbagliato, e infatti ne nascono sempre meno facendo gli scongiuri. E così imparano anche da più cresciuti quando uno su tre deve andare in un ospedale del Centro-Nord per avere cure migliori. E così imparano anche gli studenti del Sud che devono andare nelle università del Nord non perché le università del Sud siano da meno ma perché è il Sud a essere condannato al tutto meno. Ottantamila ne sono partiti dalla sola Puglia negli ultimi undici anni.

È la vergogna di uno Stato che ha perso anche il senso della vergogna. E che da decenni fa finta di niente proclamando di fare cose per il Sud che, sia chiaro, ha sempre in cima ai suoi pensieri. Questa discriminazione nei servizi significa che io pugliese, o lucano, o campano, o calabrese so già nella sala parto che dovrò vivere peggio di un lombardo, o un di veneto, o di un emiliano. Condanna geografica. Potrò essere meno ricco (o più povero) per tante ragioni. Ma perché non devo potermi curare, studiare, muovere come gli altri se è lo Stato che provvede a tutto anche con le mie tasse? E non può dire che devo essere cornuto e mazziato: non solo meno ricco (o più povero), ma trattato da meno ricco (o più povero) anche per servizi che dovrebbero essere uguali per tutti.

Invece non lo sono. E siccome i servizi non significano solo qualità della vita, ma significano anche maggiore o minore sviluppo, la conclusione è una: io ti faccio diventare meno ricco (o più povero). Perché? Perché sei Sud. E perché l’Italia deve andare così. E perché deve andare così? Perché deve essere il Paese più ingiusto d’Europa. E se a te non sta bene, non rompere ed emigra. Come infatti io meridionale faccio. Ma devo farlo sempre di più senza alcuna speranza di poterlo fare sempre meno. Anzi la colpa è tutta mia che non mi rimbocco le maniche, che non mi do da fare, che voglio vivere alle spalle degli altri. Perché il Sud sarebbe tutto spreco e malavita.

Conclusione: è inutile spendere per fargli giustizia, quei soldi continuiamo a darli agli altri, non a questi diversamente italiani. Li avete sentiti il presidente ligure, Toti, e il sindaco di Milano, Sala: i loro soldi del Pnrr dateli a noi (come se a non saperli spendere non fosse drammaticamente tutta l’Italia). Ma ora, udite udite, anche l’attuale governo italiano si è convinto: non si può continuare a trattare il Sud così. Dobbiamo una volta per tutte calcolare i suoi mai calcolati bisogni, anzi fabbisogni. Quelli che dovranno portare i servizi al Sud al livello del resto della più fortunata Italia. Non farli emigrare più. Dar loro almeno una vita come quella degli altri anche se hanno meno lavoro ecc. ecc. (e delle strade, autostrade, ferrovie, porti, aeroporti ne vogliamo parlare?).

Quindi riprendiamo le cifre della spesa sociale statale: al Sud 70 a testa e al resto d’Italia 136. Bisognerebbe spendere altri 66 euro a testa per i meridionali. Ah, ma non c’è un euro. E così per tutto il resto. Anzi, visto che ci siamo, diamo l’autonomia differenziata a Lombardia, Veneto, Emilia alle attuali condizioni (pardon, di più). Così finalmente questa Italia resterà in eterno quella che è. Avendo sempre il Sud in testa ai pensieri, sia chiaro. E se nel resto d’Europa fanno diversamente? E se la stessa Europa ha dato tanti soldi all’Italia proprio per il Sud? L’Europa non si impicci, ciascuno è padrone a casa propria. Intanto oggi è andato via anche il figlio di quelli del piano di sopra.

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