L'analisi

Nell’Italia che cambia, il Pd è chiamato a un vero nuovo inizio

Antonio Ciuffreda (componente assemblea nazionale Pd)

La novità di questa fase politica appena avviatasi è quella espressa dai leader della nuova compagine di governo: cambiare i connotati della nostra Repubblica

Ero a Roma all’Assemblea Nazionale del Pd che ha approvato il percorso costituente che si svolgerà da qui a metà febbraio del 2023. Insieme ad altri amici e compagni avremmo preferito un percorso più ampio ed invece si è scelto di privilegiare le esigenze demoscopiche, segno dei nuovi tempi. Per ragioni anagrafiche ho vissuto già altri momenti costituenti; non quelli davvero decisivi per la nostra Repubblica ma i meno illustri eppure ugualmente importanti nel ridefinire i connotati attuali del quadro politico italiano.

Non si è trattato di eventi che hanno interessato il solo centrosinistra. Nel corso degli ultimi lustri anche i partiti del centrodestra hanno cambiato le loro denominazioni, dopo più o meno lunghi percorsi di revisione della propria storia e, certamente, alla luce dei profondi cambiamenti che hanno attraversato, ed ancora attraversano, la fine del vecchio e l’avvio del nuovo secolo. La novità di questa fase politica appena avviatasi è quella espressa dai leader della nuova compagine di governo: cambiare i connotati della nostra Repubblica. Tutto questo mentre sempre più evidente appare una progressiva disaffezione verso la vita democratica ed è il partito del non voto ad ingrossare sempre più le proprie fila. Aggiungiamoci che la democrazia non appare più garanzia di progresso ed ascesa sociale, come è stato per grande parte della seconda metà del secolo scorso.

Ed allora: autonomia differenziata, solidarietà selettive e nuova autarchia sovranista, sono i prodromi di un modello altro e diverso da quello consegnatoci dai padri costituenti, palesato sin dalle prima azioni del governo Meloni. È anche questo che richiede all’altro fronte un nuovo inizio: per rinvigorire il senso di appartenenza ad una comunità nazionale, per sostenere l’impegno a ridurre le disuguaglianze, interne ed esterne ai nostri confini, per continuare a costruire la Unione di popoli dell’Europa e così affrontare le grandi sfide imposte dal nostro tempo. È questo il senso della proposta che viene dall’unico soggetto politico collettivo che esiste in questa altra parte del campo. Ci riusciremo? Certamente non da soli, ma credo sia urgente mettersene all’opera.

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