La riflessione
Così pandemia e guerra hanno piegato il sistema bancario
Si parla, con insistenza, della costituzione di una Bad Bank Europea che produca un meccanismo tale da alleggerire le banche dagli oneri derivanti dai crediti non performing
In una precedente nota su queste stesse colonne ho fermato particolare attenzione sull’andamento dei depositi e degli impieghi bancari, rilevando per i depositi un significativo incremento negli anni più recenti. Tale andamento è stato posto in luce in un corretto, accurato e significativo studio dell’Associazione Bancaria Italiana (ABI). Per converso, a causa dell’epidemia del Coronavirus in questi ultimi anni, gli impieghi verso la clientela, soprattutto costituita da PMI, hanno rallentato la loro dinamica a cagione dell’incremento dei rischi e, segnatamente, delle sofferenze. Ciò penalizza in particolar modo il Mezzogiorno.
Le sofferenze hanno da sempre creato problemi, di natura economico-finanziaria, alle banche. Esse derivano dalla non totale o parziale restituzione dei crediti concessi ai prenditori, per lo più costituiti da imprese, i cui importi sono sovente assai rilevanti. Il problema viene ad accentuarsi negli ultimi anni. Com’è noto le sofferenze debbono essere contabilizzate anche quando, in sede di “valutazione” dei crediti, gli organi di governo delle banche prevendendo di non poterli riscuotere nella misura di quanto erogato, procedono ad operare rettifiche attraverso svalutazioni nei conti economici dei bilanci per competenza.
Nel momento attuale, l’entità degli accantonamenti che le banche debbono effettuare in relazione alle previsioni di perdite è sensibilmente aumentata in ragione di alcune variabili esogene, tra le quali certamente la pandemia e il conflitto Russia-Ucraina hanno inciso in misura rilevante, con conseguenze negative per le imprese e per le banche. Invero, le crisi che coinvolgono le gestioni imprenditoriali, attualmente, non consentono alle banche di prevedere riscossioni dei propri crediti nella misura di quanto erogato alla clientela attiva, con conseguenze negative sui risultati economici. Come si vede, nel momento attuale diventa assai difficile la valutazione del “portafoglio prestiti”; le previsioni, invero, non consentono determinazioni attendibili anche in relazione a molte misure agevolative di moratoria sulla quota capitale e interessi di cui le imprese hanno beneficiato.
I processi di securitisation attuati dalle banche, che si basano sulla cessione dei crediti deteriorati (NPL) ad apposite società specializzate, non possono risolvere del tutto le problematiche legate alle sofferenze bancarie.
Infatti la cessione dei crediti non performing fa registrare perdite alle banche pari alla differenza tra i crediti iscritti in bilancio ed il netto realizzato per effetto della loro cessione (di solito ad una Bad Bank). Non solo: effettuata la cessione, qualora l’economia non dovesse riprendersi e passare a 2 periodi di benessere, il fenomeno delle sofferenze riprende a marciare con il ritorno alle perdite che segnano, come si è detto, componenti negativi nei conti economici. Il problema dunque delle sofferenze bancarie (e qui ha ragione la BCE a preoccuparsi) è strettamente legato ai risultati delle imprese prenditrici. Tali risultati – se positivi – possono in data misura fornire un grosso contributo in termini di riduzione delle sofferenze.
Si parla, con insistenza, della costituzione di una Bad Bank Europea che produca un meccanismo tale da alleggerire le banche dagli oneri derivanti dai crediti non performing. Tale meccanismo dovrebbe consentire, al sistema bancario, anche a quello italiano, di allargare il credito alle imprese.
Su tale convinzione ho, però, dei grossi dubbi.
A tutto ciò occorre aggiungere un’altra tegola che cade sul sistema bancario: la crisi energetica. Lo segnala recentemente il presidente del Consiglio di Vigilanza della BCE invitando le banche ad essere molto prudenti anche nella distribuzione dei dividendi.
Dalle cose dette balza evidente che sia le imprese prenditrici, sia le banche, nel periodo attuale, hanno notevoli difficoltà: le imprese invero non hanno la possibilità come nel passato di ottenere facilmente i crediti necessari allo sviluppo dell’attività operativa, pur dimostrando capacità di rimborso; le banche debbono fronteggiare, tra le altre cose, il problema delle sofferenze che, come ho prima osservato, incidono in senso negativo sulla liquidità e sulla redditività.