Arte
La bellezza ritrovata di Artemisia a Bari, vittoria dello Stato
È molto interessante riflettere quanto risulti stonata e scorretta la connotazione negativa che ha assunto la parola «tutela», nel comune sentire, quando è riferita al patrimonio culturale
Riservatezza e perseveranza - che a volte si deve trasformare in caparbietà - sono le caratteristiche peculiari di chi quotidianamente è chiamato a garantire la tutela del patrimonio culturale.
La presentazione della ritrovata opera di Artemisia Gentileschi a Bari è stata ricca di emozione svelando la grande passione per la tutela e salvaguardia del nostro patrimonio culturale da parte dei rappresentanti delle Istituzioni che hanno garantito il recupero di questa opera.
È molto interessante riflettere quanto risulti stonata e scorretta la connotazione negativa che ha assunto la parola «tutela», nel comune sentire, quando è riferita al patrimonio culturale.
Le Soprintendenze, insieme al Nucleo Tutela Patrimonio Culturale dell’Arma dei Carabinieri e al Segretariato del Ministero della Cultura per la Puglia lavorano quotidianamente per la tutela del nostro patrimonio; in altre parole garantiscono il diritto, innanzitutto della comunità pugliese, di godere dei quei valori costituzionali che sono emanazione del patrimonio culturale che la contraddistingue.
Ogni preconcetto sulla tutela e salvaguardia dei nostri beni culturali e del paesaggio si sgretola quando ci troviamo a parlare di una brillante operazione di polizia giudiziaria che ci restituisce opere di eccezionale bellezza trafugate o vendute nei mercati d’arte esteri.
Così è accaduto ieri mattina a Palazzo Simi, una delle sedi della Soprintendenza di Bari, dove è stato esposta la Caritas romana, opera di eccezionale bellezza realizzata da Artemisia Gentileschi per il committente pugliese Conte Giangirolamo II di Acquaviva d’Aragona già conservata nel castello di Conversano.
Quest’opera è stata oggetto di una eccellente operazione di polizia giudiziaria coordinata dalla Procura della Repubblica di Bari che ha permesso di riportarla dall’Austria in Italia e precisamente a Bari.
È stata una grande emozione poter ammirare questa tela tornata in territorio italiano dopo che era stata espatriata grazie ad un attestato di libera circolazione ottenuto con l’inganno. La speculazione di cui è troppo spesso vittima il nostro patrimonio artistico ed archeologico causa ogni volta una ferita molto più profonda di quanto si voglia credere. La prova è stata la grande emozione dei presenti al racconto dell’operazione che con una grande sinergia istituzionale ha permesso il lieto fine.
Basti pensare che il quadro raffigura la Storia di Cimone e Pero narrata da Valerio Massimo nella sua opera Factorum et dictorum memorabilium libri IX apparteneva al grande collezionista seicentesco e fu realizzato da Artemisia Gentileschi.
Il Conte e la moglie vollero realizzare nella prima metà del Seicento una sfarzosa residenza nel castello di Conversano caratterizzata da una collezione d’arte senza paragoni nei territori periferici del viceregno spagnolo. Testimonianza di storia e cultura del territorio metropolitano di Bari.
L’opera raffigura la giovane Pero che allatta il padre Cimone incarcerato e condannato a morte per fame ingiustamente. L’artista con la maestria che la contraddistingue esalta la vecchiaia del padre e la giovane bellezza della figlia. Una grande atto di onore romano e di generosità di figlia, il cui tema iconografico, molto amato da grandi artisti come Caravaggio o Rubens, pone la Puglia e, in particolare, il castello di Conversano al centro di un fermento artistico molto significativo.