l'intervista

La storia di Silvestro Micera, l’ingegneria biomedica e l’amore per Taranto

Maria Pamela Giufrè

Ricercatore di fama mondiale, uno dei suoi progetti più preziosi per l’umanità è la mano bionica

Silvestro Micera, il tarantino che tutto il mondo racconta. Autorevoli riviste scientifiche internazionali dicono di lui che «sta portando la fantascienza della bionica nella realtà». Ed è proprio così.

Micera è un ricercatore di fama mondiale, responsabile del gruppo di Ingegneria Neurale dell’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna, l’Università di Pisa, e presso l’Ecole Polytechnique Federale de Lausanne in Svizzera.

Uno dei suoi progetti più preziosi per l’umanità, è la mano bionica, in grado di recepire informazioni sensoriali dall’ambiente e dunque non più una protesi “artificiale”. L’ingegnere punta anche alla possibilità di indossare un braccio robotico (un terzo braccio) per attività lavorative e di assistenza.

È il lato umano dell’Ingegneria, che Silvestro Micera conserva e alimenta, tra formule matematiche, ricerche medico-scientifiche e invenzioni ultratecnologiche.

Parlare con lui, è come conversare con un amico di vecchia data. Riesce a mettere l’interlocutore a suo agio, raccontando con naturalezza e modestia il suo lavoro e il percorso che da Taranto lo ha condotto a Siena e, di qui, alla ricerca anche sul territorio internazionale, senza mai staccare i piedi da terra nonostante voli sempre più in alto.

«Le mie vacanze - dichiara Micera alla Gazzetta - non possono non prevedere una tappa a Taranto...

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