Sabato 06 Settembre 2025 | 03:32

Alla scoperta dell’universo oscuro: ecco i segreti del cosmo

 
g. flavio campanella

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g. flavio campanella

Alla scoperta dell’universo oscuro: ecco i segreti del cosmo

Il coratino Adriano Calvi: «In sei anni avremo dati su 2 miliardi di galassie». Euclid, telescopio dell'Esa, mapperà un terzo del cielo andando a ritroso di 10 miliardi di anni nello spazio e nel tempo

Mercoledì 06 Marzo 2024, 10:00

13:04

Ora che la sua creatura sta scandagliando il cosmo, ne segue le evoluzioni da Corato. Adriano Calvi, 64 anni, ingegnere aerospaziale da poco in pensione, ha lavorato per anni (esattamente dal 1997) all’Estec, il centro europeo per la ricerca e la tecnologia spaziale dell’Esa (l’agenzia spaziale europea), con sede a Noordwijk, nei Paesi Bassi. Dal 2012, e fino al lancio nello spazio, è stato responsabile dei sistemi meccanico, termico e propulsivo del telescopio spaziale Euclid, un veicolo spaziale costato 606 milioni di euro che sta esplorando come mai avvenuto prima. La missione scientifica consiste infatti nel comprendere la composizione e l'evoluzione dell'universo oscuro, compresa l'origine dell'accelerazione della sua espansione, osservando (nell’arco di sei anni) miliardi di galassie (presenti in più di un terzo del cielo), andando a ritroso nello spazio e nel tempo fino a 10 miliardi di anni luce (si stima che il Big Bang sia avvenuto 13,8 miliardi di anni fa).

Ingegnere, ci spiega innanzitutto il suo ruolo?

«Da responsabile dei sistemi meccanico, termico e propulsivo del telescopio spaziale del Progetto Euclid, un progetto quasi totalmente europeo (solo i detector sensibili all’infrarosso sono stati forniti da una azienda americana dopo un accordo con la Nasa - n.d.r.), mi sono interfacciato principalmente con Thales Alenia Space Torino e Airbus Defence and Space Tolosa, ma anche con altri gruppi industriali. Le aziende coinvolte in Europa sono state più di 100. Concluse le fasi di progettazione, costruzione e verifica, nei mesi successivi al lancio il nostro team in Estec si è sciolto. Non dimenticherò l’attesa e la soddisfazione provata a Cape Canaveral il 1° luglio scorso. Ora la fase operativa è gestita dall’Esoc in Germania, il centro europeo per le operazioni spaziali con sede a Darmstadt».

Come agisce il telescopio?

«Osserva una vasta area tramite una procedura che gli permette di analizzare il cielo mediante una sequenza di osservazioni. Tantissime galassie vengono osservate in ogni singola osservazione. Euclid fissa una zona del cielo per circa 70 minuti, producendo immagini e spettri, e poi impiega quattro minuti per spostarsi nella zona successiva di cielo. Durante tutta la sua missione lo farà più di 40.000 volte per un totale quindi di 2 miliardi di galassie. Scruterà più facilmente dove c’è meno luce, che può disturbare l’osservazione, ma certamente misurerà in modo più dettagliato che mai la forma di miliardi di galassie nel corso di miliardi di anni di storia cosmica, per fornire appunto una visione tridimensionale della distribuzione della materia oscura nel nostro universo. Per studiare le distorsioni individuali delle galassie da parte della materia oscura si devono infatti osservare almeno 1,5 miliardi di galassie. Si stima che ce ne siano 100 miliardi nell’universo e che ciascuna galassia abbia mediamente 100 miliardi di stelle».

Qual è l’obiettivo di Euclid?

«Detto in termini semplici, il telescopio, superato da due settimane il periodo preliminare di collaudo in orbita, farà nei prossimi anni una specie di tac all’universo. Creerà la mappa 3D più grande e precisa che sia mai stata prodotta, acquisendo immagini, nel visibile e nell'infrarosso, straordinariamente nitide. Esplorerà come si è espanso e come si sono formate le strutture dell’universo nel corso della storia cosmica, rivelando di più sul ruolo della gravità e sulla natura della materia oscura e dell’energia oscura. Troverà la materia oscura in maniera indiretta misurando la curvatura dei raggi di luce (effetto lente gravitazionale) provenienti dalle galassie lontane. Si sa che la massa curva lo spazio, quindi i raggi dovrebbero seguire l’andamento. La curvatura dei raggi luminosi, che produce una deformazione delle immagini delle galassie, è invece molto maggiore di quanto dovrebbe essere in presenza della sola materia ordinaria. Si è dedotto che sia presente una grande quantità di materia invisibile, la materia oscura appunto, ammassata in particolare in alcuni posti specifici, per esempio nelle parti esterne delle galassie. L’energia oscura invece sembra essere distribuita in maniera omogenea, tuttavia bisogna sottolineare che al momento la sua natura è sconosciuta».

Perché si ritiene ci sia una energia oscura?

«Dalla fine degli anni 90 si è capito che l’universo non solo si sta espandendo ma che questa espansione sta accelerando, evidentemente a causa di una energia oscura, una energia che contrasta l’azione della gravità, che invece si manifesta come una forza d’attrazione. Se l’universo si espande accelerando significa che la gravità sta perdendo la partita. Ciò significa che, in un futuro lontanissimo, le galassie sparirebbero se dovessero superare la velocità della luce rispetto alla Terra, nel senso che non saremmo più in grado di vederle».

Ci sono già i primi riscontri?

«Troppo presto. Ci sono però le prime cinque foto, pubblicate il 7 novembre scorso. I dati cosmologici del primo anno saranno diffusi nell’estate del 2026, ma alcuni dati di osservazioni in campo profondo saranno conosciuti nella primavera del 2025. In questi giorni il telescopio sta osservando un’area di 130 gradi quadrati - più di 500 volte l’area della Luna piena - nella direzione delle costellazioni di Caelum e Pictor nell'emisfero australe. Nel prossimo anno Euclid coprirà circa il 15% della missione».

Da specialista si sarà fatto la domanda classica che ciascuno di noi si pone: qual è l'ipotesi più probabile dell’origine dell’universo? C’è qualche architetto?

«Partiamo dal presupposto che sono un ingegnere aerospaziale. È pur vero che sono un appassionato di cosmologia e di filosofia, mentre se la mettiamo sul piano religioso la inviterei a guardare una parodia di Guzzanti di qualche anno fa (in sostanza l’attore travestito da prete afferma: “Con tanti miliardi di galassie, è mai possibile che ci sia un Dio che si occupi delle piccole questioni terrestri?” - n.d.r.). Fare ipotesi oggi non è possibile, considerando appunto che non sappiamo tante cose, a cominciare dal perché l’universo si espande e dal perché l’espansione accelera. Circa il sottinteso che propone, chiedendomi di spiegare la nostra presenza in uno spazio-tempo di questa portata, posso dire solo questo: statisticamente è possibile, come è possibile che ci sia anche un altro pianeta come il nostro da qualche parte nell’universo, popolato di creature simili agli esseri umani. Ma consideriamo piuttosto un dato di fatto: il nostro sistema solare, per quello che sappiamo, non presenta alcun essere vivente, neppure batteri. Solo sulla Terra si sono create le condizioni per la vita. Al momento possiamo affermare di essere soli, fino a prova contraria, con la conseguenza di doverci tenere questo pianeta, avendone peraltro particolare cura. Attualmente non mi pare che ci siano alternative».

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