Cultura

Lecce, piazza Sant’Oronzo palcoscenico a cielo aperto per ricordare Carmelo Bene

Luisa Ruggio

Domani lo spazio si riempirà della sua voce «fuori dal tempo». La città riascolterà il celebre «Monologo dei cretini» (ore 17.30)

C’era una volta un genio, Carmelo Bene, secondo il quale Nostra Signora dei Turchi - il romanzo che pubblicò nel ‘66 e che poi avrebbe innescato la trasposizione teatrale e cinematografica - non era soltanto una «(…) geniale parodia della vita interiore, un des Esseintes smontato e irriso. Nossignori. È ben altro. È il più bel saggio, in chiave di romanzo storico, su quel mio sud del Sud».

Si sa, il protagonista dell’opera è un attore in dialogo col suo doppio, con personaggi immaginari e apparizioni, nonché con un consiglio di cardinali che vorrebbe eleggerlo a santo contro la sua volontà, scatenando il dissenso del celebre discorso: «Ci sono cretini che hanno visto la madonna e cretini che non hanno visto la madonna. Io sono un cretino che la madonna non l’ha vista mai». Ed è proprio a queste pagine firmate da Bene - ai brani che ci raccontano la storia di un attore che dice di voler diventare «cretino» alla stregua del Santo dei Voli e che vorrebbe cambiare il finale di quell’invasione turca sfociata nel massacro degli 800 martiri di Otranto - che si rifà l’omaggio in programma domani a Lecce per commemorare l’anniversario della morte di Carmelo Bene (16 marzo 2002).

L’iconica Piazza Sant’Oronzo, infatti, nel pomeriggio di domenica, si trasformerà in un enorme palcoscenico a cielo aperto, senza quinte né sipari, che farà da eco a Carmelo Bene: una voce fuori dal tempo - alle ore 17.30 - diffondendo dagli altoparlanti collocati sul tetto di Palazzo Carafa l’immortale voce dell’outsider che voleva vivere «a bocca aperta». Solitamente è la voce di Tito Schipa a riecheggiare nella piazza allo scoccare di ogni mezzogiorno, ma stavolta la città sarà chiamata ad ascoltare il celebre Monologo dei cretini tratto da quell’opera filmica che nel ‘68 conquistò il Premio Speciale della giuria alla 33ª Mostra Internazionale del Cinema di Venezia. «Il monologo rappresenta la summa del pensiero di Bene, il cui fine, proprio come quello del Barocco, è raggiungere l’eccesso sino al suo massimo grado - spiega Brizia Minerva, responsabile dell’Archivio Carmelo Bene e coordinatrice della serie di eventi previsti per tutto il mese di marzo e a maggio per ricordare l’attore salentino - il vuoto, l’assenza propria della santità - come il suo eroe San Giuseppe da Copertino - che contraddistingue cretini, santi mancati e mancanti. Un momento imperdibile per gli appassionati di teatro e per chiunque voglia tentare di afferrare l’infinitezza di una voce fuori dal tempo e dalla sua Storia».

L’iniziativa, promossa dall’Archivio Bene con il Comune di Lecce e il Centro Studi Phonè, apre il ricco programma di attività previste negli spazi che ospitano il fondo librario - formato da oltre seimila volumi provenienti dalla biblioteca personale di Bene - gli scritti d’artista e il fondo dei costumi teatrali con gli elementi di scena e gli arredi. Tra gli eventi più attesi del programma commemorativo che culminerà con le date di maggio, c’è in cantiere la mostra «L’Archivio in scena: scritti, costumi, immagini e visioni dell’Hommelette for Hamlet», a cura della stessa Minerva in collaborazione con Luca Maschio, con un’esposizione poderosa dei materiali custoditi in un’ala del Polo Biblio-Museale di Lecce (Convitto Palmieri) e la proiezione dei video dell’opera teatrale grazie al prestito di Rai Teche.

Grazie alla collaborazione con la Cineteca Nazionale, invece, verrà proiettato - con il coordinamento dell’attore Simone Franco - Il canto d’amore di J. Alfred Prufrock (1967) del regista Nico D’Alessandria che si avvalse della collaborazione artistica di Carmelo Bene come voce recitante. Simone Giorgino, docente di Letteratura Italiana Contemporanea dell’Università del Salento, presenterà il progetto «Bibliografia su Carmelo Bene» per gli studiosi e gli appassionati dell’impossibile Bene comune.

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