intervista

Foa: «Giù la maschera per recuperare il pubblico deluso»

Leonardo Petrocelli

Il programma da oggi su Radiouno. «Bagarre e conformismo principali ostacoli a una corretta informazione»

«Vogliamo uscire dagli schemi dell’informazione classica e lo faremo con un programma radiofonico senza risse, senza censure, senza tabù. Dunque... Giù la maschera». Si intitola proprio così la nuova trasmissione condotta da Marcello Foa, giornalista controcorrente, firma della «Gazzetta» e già presidente della Rai. Il debutto questa mattina, dalle 9 alle 10, sulle frequenze di Radio1 per un appuntamento che sarà poi giornaliero, dal lunedì al venerdì, e vedrà la partecipazione di Peter Gomez, Alessandra Ghisleri, Luca Ricolfi e Giorgio Gandola.

Foa, cosa dobbiamo aspettarci?

«Partiamo da una riflessione: viviamo in un’epoca in cui l’informazione è compulsiva. Bombardati da notizie con un ciclo di vita in realtà molto corto, abbiamo l’impressione di sapere tutto e in realtà sappiamo poco».

Cosa resta fuori a conti fatti?

«Spesso mancano le cause, mancano i perché, ma soprattutto manca il come è andata a finire. Quante volte il Paese intero si appassiona ad un tema che poi sfiorisce nel silenzio?».

E l’antidoto qual è?

«Una narrazione avvincente e appassionata che affronti seriamente un tema alla volta. E non la solita miscellanea di cose che faticano a stare insieme. Soprattutto, conterà lo stile: i pro e contro non si risolveranno in una zuffa ma in un confronto qualitativo».

Niente bagarre, quindi?

«Ho l’impressione che la bagarre classica crei un interesse nel breve periodo ma è talmente ripetuta che non fa più la differenza. Noi, in un ottica di servizio pubblico autentico, andremo ad affrontare tutti i temi senza tabù. Il servizio pubblico deve essere così, pluralista e autorevole».

A proposito di servizio pubblico cosa ne pensa della Rai al tempo del governo Meloni?

«Ho avuto modo di conoscere e apprezzare la professionalità di Roberto Sergio (il nuovo amministratore delegato Rai, ndr). So che la sua concezione, come quella del dg Gianpaolo Rossi, è autenticamente pluralista. Il che significa dare voce e rappresentanza a tutte le sensibilità politiche e culturali. E so per esperienza quanto sia difficile».

Torniamo al programma. La bagarre non le piace, si è capito. Cos’altro non le va giù?

«L’omologazione. Spesso tutto il confronto, soprattutto quello sui temi cruciali, si risolve in uno scontro fra una maggioranza che non tollera contraddittorio e una minoranza che, in risposta, sguaina la spada. Così non va. L’unico risultato è che la gente si scolla dai media, non ci crede più. Una disaffezione totale».

E lei pensa di poter recuperare questo pubblico deluso?

«Esattamente questa è la mia ambizione. Non casualmente la puntata di oggi, la prima, la dedicheremo alla libertà di pensiero. L’intimidazione costante ai danni di un pensiero dissonante non è più accettabile. Ci saremo tutti, la squadra al completo».

Domanda inevitabile: si discuterà del caso Vannacci?

«Anche, perché indubbiamente pesa dal punto di vista dell’opinione pubblica. Ma non ridurremo tutto a quello. Approfondimento e qualità saranno le nostre parole d’ordine».

Privacy Policy Cookie Policy