ciarderie
E la vita continua... ma serve pazienza
Ci sono situazioni tristi e momenti in cui lo spazio della risata si restringe. Eppure sorridere fa andare avanti
Ela vita continua? Sì, ma cosa vuoi che sia! Poi passa! Se ti manca qualcosa… C’è l’ipocrisia, le circostanze, gli amici, i parenti, ma soprattutto le persone che se è morto qualcuno, prendendo in prestito frasi fatte ti baciano e ti dicono «noi ci siamo», «io ci sono», «se vuoi lasciare i bambini da me, io ci sono!».
Ma io non ho bambini! Vabbè era tanto per dire una cosa. Soprattutto la frase tipica è «se hai bisogno di qualcosa io ci sono».
Tu vai il giorno dopo per chiedere e pronta arriva la risposta: «Peccato, se me lo dicevi prima!». Per fortuna io so tutte queste cose.
L’esperienza, l’età, forgiano le difese da tutte queste cose. La risata è importante e quindi quando mi capita di sentire cose come quelle appena dette «piango dalle risate»!
Condivido questo spazio con la Gazzetta del Mezzogiorno, con l’accordo di scrivere qualcosa di divertente. È una fortuna ed è un pregio, anche se alcune volte ci sono situazioni tristi che è difficile stemperare.
E allora, per mantenere fede al patto con i lettori, a proposito di situazioni tristi, sentite questa:
- Ciao come stai? Sai che è morto?
- No chi?
- Vito
- No, davvero e come è morto?
- Di raffreddore.
- Beh vabbè, quelle sono fesserie!
Ecco, con i paradossi si tiene su il morale. Naturalmente bisogna essere nati con una giusta predisposizione, soprattutto intelligente, al gusto del paradosso che non va per niente d’accordo con il pattume della vita banale, di chi si fa vittima di se stesso o di chi crede di saperne più di te e magari ti sta anche accanto. Non parlo di voi tutti, ma di te. La vita è breve e c’è la vecchiaia, quindi un metodo per non invecchiare è fare tutte le cose che fanno morire! Capita l’antifona? Non credo! Pazienza. Ci vuole molta pazienza.
Bene come al solito, quando uno si intristisce nel sentire delle verità conviene rifugiarsi nei «tarallucci e vino», così tutti sono contenti, non si tradisce la generale ignoranza e la vita procederà come sempre.
Comunque, se qualcuno dovesse offendersi perché l’ho definito ignorante, chiedo scusa, però quantomeno avrò saputo che legge quello che scrivo sulla «Gazzetta».
Buona vita, morte e miracoli.