Il divertissement

Molti non meritano di essere perdonati

Gianni Ciardo

«Quando morirò io, cercherò di scegliere la religione che ha meno Inferno delle altre»

Buongiorno. Bene, adesso stiamo più tranquilli. Sanremo è quasi passato, San Valentino, pure, il Carnevale incombe. Febbraio sta finendo, gli amici se ne vanno, che inutile Febbraio, amore mio.

Non ci resta che vedercela noi ed il mese di Marzo. Capito l’antifona?

Che belle le antifone. Con loro si riesce a dire delle cose senza dirle.

Molti, invece, pur dicendo delle cose, non riescono a dirne nemmeno una.

Menomale che esiste Dio che li perdona, anche perché credo sia il suo mestiere.

Molti non meritano, però, di essere perdonati. Certo non Blanco, che ha preso a calci tulipani, garofani e orchidee e per fortuna non ha trovato Fiordaliso o tantomeno la mamma, che si chiama Rosa.

L’importante è pensare che in ogni caso si muore.

Chi è morto prima di noi, è testimone di un evento irripetibile.

Pensandoci bene, non so come dovrà toccare anche a me; la mia, comunque, sarà soltanto un buon motivo per sapere come va veramente a finire.

Scusate, non vi sto facendo ridere, però sicuramente sarete stanchi dopo aver visto tanti programmi in televisione che fanno «morire» dal ridere.

Quando morirò io, cercherò di scegliere la religione che ha meno Inferno delle altre; il Purgatorio è comune e quindi sceglierei il Paradiso, con la sua libertà di spazio, dove credo e spero che ci sia un cartello con su scritto: «è severamente permesso fumare».

Quella sarebbe una buona occasione per poter stringere la mano a Dio.

Per andare in Paradiso, però, bisognerebbe essere stati Santi.

E chi sono i Santi? Sono quelli che hanno fatto di tutto per andare sul calendario.

Molti vorrebbero essere santificati, come quello che disse, «io non sono comunista, non me lo posso permettere e poi non ho le prove».

Io spero di essere letto, scrivendo quello che scrivo sulla «Gazzetta». Naturalmente, non saprò mai chi lo fa. Per saperlo, bisognerebbe guardare i lettori, che quando leggono muovono le labbra.

Per fortuna, noi a Bari abbiamo un diversivo che ci aiuta: la spiritosaggine confusa con la comicità.

Pensate che uno spettatore è morto dal ridere dopo aver visto uno spettacolo triste. Penso al regista, invece, che vive tranquillo di non avere morti sulla coscienza, sempre che la noia non lo ammazzi più delle risate.

Per far ridere prima, è sufficiente parlare in dialetto e sbagliare i congiuntivi.

Pensate che tanti anni fa, ci fu una vera attrice che si chiamava Emma Gramatica. L’attrice espresse un desiderio, chiedendo che alla sua morte potesse essere sepolta in un vocabolario. La Gramatica fece appena in tempo a morire, prima che arrivasse WhatsApp.

Oddio, io non voglio insegnare niente a nessuno. Non ho la pazienza e nemmeno la presunzione. Né servirebbe. Sarebbe come insegnare a fare teatro o televisione. Ognuno è convinto di essere qualcuno. Anche Icaro era convinto di essere un uccello ed invece era uno stronzo. Scusate per «uccello».

Menomale che esiste Whats’app, che rifila valori insistendo nello spazio.

Per parlare di valori, servirebbe educazione ed un tempo diverso.

Diverso da questo. Prima le domande erano tante.

Come si fa a nascere? E se Eva avesse offerto ad Adamo una pillola, anziché la mela, come sarebbe andata? E se Pilato non si fosse lavato le mani e avesse assolto Gesù?

Oggi, le domande rimaste sono poche. Volete un esempio?

E perché la Madonna non appare mai a Putin?

Ad ogni domanda va poi trovata una risposta? Perché molte attrici fanno teatro, invece di sposarsi, ad esempio, è una domanda che non solo non ha risposta, ma che nemmeno mi faccio più.

Io ho il numero di scarpe 44, però compro sempre 38. Perché?

Qui la risposta ce l’ho: Perché non vedo l’ora di toglierle per godere come non mai!

Buona vita, ma soprattutto Buon Carnevale!

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