Serie A

Lecce, i tifosi giallorossi trepidano per la ripresa «Prima però la salute»

Pierpaolo Verri

La squadra salentina attende novità, mentre i suoi sostenitori si interrogano sul futuro del campionato

LECCE - La volontà dei vertici del calcio è quella di concludere la serie A. Gabriele Gravina, presidente della FIGC, ha paventato la volontà di far ripartire la serie A il 20 maggio, ma è ancora un’ipotesi. Il Lecce attende novità, mentre i suoi sostenitori si interrogano sul futuro del campionato.

Marco Marini, editorialista che segue le vicende dei giallorossi, dice la sua: «La Lega calcio non deve farsi trovare impreparata qualora tornassero le condizioni per riprendere il campionato. Allo studio devono esserci precise date, pattuite con le società. Se non ci dovesse essere il tempo sufficiente per riprendere, bisogna stabilire i criteri che regolerebbero la fine anticipata dei tornei. L’obbiettivo primario deve essere quello di non trascorrere l’estate nei tribunali, per far fronte ai ricorsi da parte degli scontenti». Dal punto di vista pratico, poi, la ripresa della serie A potrebbe comportare ulteriori conseguenze. «Le squadre dovrebbero tornare ad allenarsi almeno 20 giorni prima della ripartenza – dice – e anche se questa pandemia permettesse la ripresa del campionato, i valori delle squadre sarebbero rivoluzionati da uno stop così duraturo. Sportivamente sarebbe un insuccesso; riprendere servirebbe solo a garantire una regolarità giuridica al sistema».

Anche Andrea Sparascio, tifoso giallorosso neolaureato in medicina e chirurgia, commenta: «La ripresa potrebbe essere plausibile solamente se le squadre andassero in ritiro per almeno tre settimane, presumibilmente ad inizio maggio. Un ulteriore slittamento credo che farebbe calare definitivamente il sipario sul torneo. Ad influenzare la regolarità della stagione potrebbe essere la saggia decisione di terminare la serie A a porte chiuse, così facendo verrebbe meno il fattore casa che spesso fa la differenza negli scontri diretti. Per quanto riguarda la tenuta atletica dei calciatori non ho dubbi, sono dei professionisti con alle spalle validi staff atletici e suppongo che non incontreranno grossi problemi nel ritrovare la forma migliore».

Infine, Francesco De Leo, tifoso abbonato al Via del Mare, esprime il suo parere sul momento del calcio italiano: «È prematuro stabilire una data di ripresa in considerazione di una situazione sanitaria fluttuante. Le istituzioni sportive, dovrebbero rimettersi alle linee guida dell’Istituto Superiore di Sanità o, magari, di un comitato scientifico appositamente costituito in seno alla FIGC. La salute pubblica rappresenta la priorità del paese, non è plausibile una ripresa a occhi chiusi».

Quali sarebbero i rischi in previsione di un calendario ricco di impegni?

«Le società più attrezzate possono trarre qualche vantaggio, non fosse altro che per i maggiori ricambi a disposizione. Le giornate restanti inoltre dovrebbero svolgersi a porte chiuse, senza la spinta fondamentale del pubblico. Bisogna chiedersi quanto possa valere la pena riprendere in nome delle sole ragioni economico-contrattuali. Nelle stagioni 1943/44 e 1944/45 il campionato non si disputò: non guasterebbe riflettere sull’esistenza di una reale distinzione tra una guerra con armamenti e una guerra epidemiologica».

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