Nel Brindisino

Fine del carbone a Cerano: il governo incontra il territorio

Antonio Portolano

Si riunisce oggi a Roma il Comitato per il Coordinamento della riconversione

Il nodo centrale da sciogliere è come affrontare la fase di decarbonizzazione della centrale di Cerano, con quali progetti, quali prospettive e soprattutto quali risorse. Ma non è solo la questione energetica la fonte di preoccupazione del territorio brindisino. C’è anche la questione della Chimica di base (vertenza Lyondell Basell) e di una fase di deindustrializzazione in avvicinamento che rischia di mandare «gambe all’aria» interi comparti, a cominciare dalla metalmeccanica già falcidiata negli ultimi anni anche per via della crisi del settore aerospaziale.

A «tempo già scaduto» si riunisce oggi a Roma il Comitato per il Coordinamento della riconversione della centrale di Cerano a Brindisi, quello voluto ed ottenuto con grande impegno dagli onorevoli Mauro D’Attis e Alessandro Battilocchio. Appuntamento a Roma presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, dove si ritroveranno anche i segretari nazionali e provinciali di Cgil, Cisl e Uil in uno con i segretari delle categorie nazionali e provinciali di Filctem Cgil, Flaei Cisl e Uiltec Uil. Da Brindisi sono partiti anche un pullman e numerose auto cariche di lavoratori per il sit-in dei lavoratori organizzato nei pressi della sede ministeriale.

La questione energetica

Sebbene l’uscita dal carbone (phase out), sia già iniziata da un pezzo - con effetti già evidenti sul fronte occupazionale - ad oggi non c’è ancora un impegno tangibile da parte del Governo e non c’è nemmeno una politica industriale tracciata, dal momento che anche Enel è «costretta» a seguire il mercato puntando, almeno come detto per Brindisi, su un polo delle rinnovabili e sulla logistica. E prima ancora di accarezzarlo anche pare già tramontato il sogno di veder realizzato il «sogno» di una giga factory modello Catania, di cui nessuno parla più.

Per questo Filctem Cgil, Flaei Cisl e Uiltec Uil continueranno a sostenere il «Sì al ciclo combinato a gas per un Polo integrato dell’energia». E chiederanno al Governo di intervenire su Terna (gestore della rete elettrica nazionale in alta tensione», per «aggiornare le valutazioni sullo stato degli impianti della transizione energetica e sulla garanzia del servizio elettrico per il Paese, confermando le necessità decretate con il Pniec, di dotare il polo elettrico di Brindisi, di un impianto di produzione a gas e di lanciare le previste aste del mercato della capacità».

Insomma: «Serve per Brindisi rivendicare in maniera unanime impegni industriali sul previsto impianto a ciclo combinato a gas, integrandolo con impianti di energie rinnovabili, accumulo e idrogeno verde, rilanciare per dare gambe all’annunciato progetto di Enel Logistic sulla logistica portuale», ammoniscono i sindacati. «Se - aggiungono - si permette a Enel di non investire in maniera significativa e garantire i conseguenti livelli occupazionali dei lavoratori diretti e dell’indotto della centrale di produzione a Cerano, Enel realizzerà l’intendimento che sta ricercando: abbandonare completamente il Sud dell’Italia, ad eccezione della Sicilia». La crisi morde, anche perché i tre gruppi della centrale a carbone di Cerano - che hanno marciato a pieno regime grazie al decreto di massimizzazione dei carichi emesso dal governo Draghi in seguito alla crisi energetica dovuta all’esplosione della guerra tra Russia e Ucraina - sono fermi. E l’indotto è già in grande sofferenza.

La questione chimica

Quella di oggi sarà una giornata importante per rappresentare al Governo anche la necessità di intervenire sul settore della Chimica che a Brindisi vede localizzata la vertenza Lyondel Basell dopo l’annuncio di 47 licenziamenti e la chiusura dell’impianto P9T il 23 dicembre prossimo. Una vertenza che si teme possa essere il preludio di un effetto domino non solo per tutto il petrolchimico di Brindisi, ma l’inizio di una rivoluzione nella Chimica di base che avra riflessi - non certo positivi - in tutto il Paese. Quello che il territorio attende di sapere oggi è cosa farà il Governo per impedire gli effetti devastanti dello «tsunami decarbonizzazione» ormai arrivato?

Privacy Policy Cookie Policy