L'indagine

Livello di istruzione? Brindisi nelle retrovie

pierluigi potì

È basso per quasi 6 residenti su 10: solo 8 province peggio di noi. La chiave di lettura: il dato è influenzato dai tanti che studiano altrove e poi cambiano residenza

Quasi sei brindisini su dieci possiedono un basso livello di istruzione.

E’ quanto emerge da una indagine effettuata da Il Sole 24 Ore su scala nazionale, secondo la quale sarebbe pari al 56,3% la percentuale dei residenti nella nostra provincia, di età superiore ai 9 anni, che rientrano in tale elenco. Una percentuale che pone Brindisi al nono posto (in negativo, ovviamente) nella speciale graduatoria disegnata dall’autorevole testata economico-finanziaria, nel contesto di una top-ten dominata da province del sud (in Puglia, peggio di noi solo la Bat con il 59,4%, seconda in classifica, mentre Taranto è al 56,2%, Foggia al 56%, Lecce al 53,3% e Bari al 51,3%).

L’ennesimo “ceffone” ad un territorio puntualmente bistrattato in tema di classifiche nazionali, anche se la chiave di lettura e l’esito dell’indagine appaiono in parte influenzati dal fatto che molti giovani brindisini che si recano altrove per gli studi universitari finiscono con il cambiare residenza.

Vero è, allo stesso tempo, che il basso livello di istruzione è la prima e più diretta conseguenza dell’abbandono scolastico: del resto, la provincia di Brindisi ha una delle percentuali più alte anche in tema di dispersione (secondo gli ultimi dati il 26%, oltre un brindisino su quattro) e, dunque, se non si interviene alla radice, ogni altro sforzo può risultare vano.

Un commento, al riguardo, lo abbiamo chiesto ad un esponente quanto mai autorevole del panorama scolastico internazionale, il prof. Silvano Marseglia, presidente europeo dell’Aede, l’associazione che raggruppa i docenti.

«Innanzitutto - afferma Marseglia -, mi sembra inappropriato il confronto fra i risultati delle “Prove Invalsi” e quelli dell’Esame di Stato “Maturità”. Le “Prove Invalsi” sono un test ad ampio raggio, su italiano e matematica, che spesso o quasi sempre, coglie di sorpresa gli alunni che finiscono con il riportare risultati non sempre soddisfacenti. La maturità, invece, tralasciando i momenti formativi precedenti, è soprattutto il risultato di anni di impegno specifico di alunni e docenti che costruiscono insieme, momento dopo momento, i diversi elementi che, sommati ai risultati dell’esame specifico, danno il voto finale. Fatta questa premessa - continua il presidente europeo dell’Aede -, faccio fatica anche ad accettare il 56,3% del grado di impreparazione con cui viene classificata la nostra provincia di Brindisi. Sono proprio i risultati dei vari tipi di esame (Licenza Media – Maturità) a mettere in discussione il grado di povertà educativa che ci viene attribuito. Certamente per questa percentuale ha influito notevolmente il risultato delle “Prove Invalsi” alle quali sarà opportuno dedicare una maggiore attenzione. Sono comunque convinto che la nostra scuola, grazie all’impegno impagabile di dirigenti e docenti, regga ancora bene. Certo, queste indagini statistiche devono essere un richiamo ad una sempre maggiore attenzione a livello di formazione formale che informale. Va assunto altresì - conclude Marseglia - l’impegno di curare molto la formazione permanente per mettere tutti nelle condizioni di poter rispondere alle sfide dei tempi attuali».

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