Crisi
Brindisi, Gruppo Dema: in 800 rischiano il posto
Il segretario Fim-Cisl Tamburrano: «Da due mesi un silenzio assordante»
Brindisi - «Oltre 800 posti a rischio in un silenzio assordante». È quanto denuncia il segretario generale Fim Cisl Taranto Brindisi, Michele Tamburrano a proposito dei lavoratori del Gruppo Dema-Dar-Dcm.
Dagli annunci al tavolo di crisi, il nulla- Sono trascorsi oramai due mesi dall’incontro in videoconferenza del 22 maggio, alla presenza dei Ministeri dello Sviluppo Economico e del Lavoro, delle Regioni Campania e Puglia, nonché dei funzionari Inps, ma del tavolo di crisi annunciato in quella circostanza non c’è traccia. Il silenzio regna sovrano.
«Nel corso di quella riunione - ricorda Tamburrano - le organizzazioni sindacali presero atto dell’impegno assunto dai Ministeri per l’istituzione di un tavolo permanente sulla vertenza Dema – Dar – Dcm. Un atto di responsabilità fin qui eluso, nonostante le richieste da parte sindacale, in ultimo quella del 25 giugno 2020. Sembra di rivivere un film già visto, con il futuro di oltre 300 lavoratori brindisini e 500 campani che assume tinte sempre più fosche».
Non solo.
«Nel corso di questi mesi - aggiunge il segretario delle “tute blu” della Cisl - come organizzazione sindacale abbiamo condiviso con il gruppo Dema percorsi tortuosi, sino alla messa in liquidazione della Dcm che ha chiesto ed ottenuto una Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria per cessazione attività, con l’intento di creare le condizioni affinché la Dema gettasse le basi per un futuro migliore con un unico obiettivo: il mantenimento dei livelli occupazionale dei 225 ex Gse e dei circa 600 dipendenti Dema».
La drammatica situazione dei giorni nostri - La situazione attuale: «Oggi - afferma Tamburrano -, tutto questo rischia di svanire, mentre il tempo che scorre inesorabile con la oramai imminente pausa estiva che rischia di vanificare quanto costruito, portando di fatto l’azienda verso il fallimento. Chiediamo alla Regione Puglia di farsi portavoce delle istanze dei lavoratori e delle organizzazioni sindacali presso i Ministeri, sollecitando un incontro per verificare la bontà del “Piano di risanamento” predisposto e per conoscere il “Piano industriale” di rilancio del gruppo, ribadendo – non da ultimo – la priorità del mantenimento dei livelli occupazionali».