Da una parte, l’obbligo di tutelare la sicurezza pubblica. Dall’altra, undici anni di stallo che fanno dello storico Palazzo Trombetta un caso emblematico di un problema incancrenitosi fra spreco e inerzia.
Con un’ordinanza firmata lo scorso 8 ottobre, il sindaco Amedeo Bottaro ha dichiarato ufficialmente inagibile lo storico edificio situato in piazza Campo dei Longobardi 6. Il provvedimento impone l’interdizione immediata all’uso e l’obbligo di messa in sicurezza, ma non può non sollevare un’amara riflessione: sono trascorsi undici anni di quasi sole misure di cautela e pochi lavori concreti, per un immobile tanto strategico quanto gravemente degradato.
LA STORIA L’odierna dichiarazione di inagibilità è l’ennesimo capitolo di una vicenda caratterizzata da chiusure stradali, impalcature e interventi di messa in sicurezza solo parziali.
Nel marzo 2014 il tratto di strada adiacente al fabbricato fu transennato su ordinanza del sindaco dell’epoca, Luigi Riserbato, a causa dell’oggettivo rischio di caduta di frammenti di cornicione e calcinacci.
Nell’aprile 2015 il commissario straordinario, Maria Rita Iaculli, firmò un’ulteriore ordinanza di estensione delle misure di sicurezza, con relativa chiusura della piazza e di via Ognissanti al traffico veicolare (con forti limitazioni anche per i pedoni), in quanto il direttore dei lavori di ristrutturazione dello stabile, l’ingegner Domenico Paolo Serafino, aveva informato l’Ufficio tecnico dello «stato di collasso strutturale dell’immobile e conseguente pericolo di potenziale crollo e pericolo per la pubblica incolumità».
Fra il 2018 e il 2019 si svolse una prima fase di lavori di messa in sicurezza dello stabile, ma tutt’altro che completa per la limitatezza dei fondi disponibili.
A novembre 2023 il Comune di Trani impegnò 104.000 euro a copertura della propria quota condominiale (pari a circa 90 millesimi) per una seconda fase di lavori, mai partita: Palazzo Trombetta impraticabile era e impraticabile resta.
PROPRIETÀ PUBBLICHE, UN DRAMMA Il problema principale risiede nella lentezza della burocrazia, unita alle complesse dinamiche condominiali, che vedono la proprietà divisa tra soggetti privati e due entità pubbliche di rilievo: il Comune di Trani e l’Azienda Servizi alla Persona (ex Casa di Riposo Vittorio Emanuele II).
Il vero stallo è imputabile all’inerzia dell’Asp, inattiva dal 2014 e senza fondi. L’ente, pur possedendo la quota maggiore (circa 360 millesimi di proprietà), non ha liquidità per contribuire ai lavori successivi alla prima fase.
Proprio affinché quella prima fase si realizzasse, il Comune si era già fatto carico dell’intera quota dell’Asp (pari a circa 170.000 euro) per eseguire i primi lavori, con l’intenzione di rivalersi legalmente per il recupero della somma o, in subordine, acquisendo la proprietà dell’ente moroso. Tuttavia, questa azione non è mai stata completata e lo stallo ha prevalso, lasciando lo stabile nel degrado.
L’URGENZA DELL’ORDINANZA Il provvedimento sindacale arriva a seguito di un sopralluogo del primo ottobre, che ha confermato «gravi lesioni strutturali e degrado marcato». Il sindaco ordina a tutti i proprietari – privati, Comune e Asp – lo sgombero immediato e la messa in sicurezza della struttura entro 30 giorni, con l’obbligo di presentare attestazione di idoneità statica firmata da un tecnico abilitato. I servizi sociali non dovranno intervenire perché lo stabile è disabitato e quindi nessuno resterà per strada.
Resta da vedere se, dopo oltre un decennio di promesse vane e fondi spesi senza risultati definitivi, l’ultimatum del sindaco sbloccherà finalmente il recupero di un immobile fondamentale per il rilancio di quel quartiere e del centro storico.