Di seguito la lettera, inviata alla Gazzetta, scritta da una delle persone la cui auto è stata incendiata a Margherita di Savoia tra il 15 e il 16 agosto, in quella che è stata una vera e propria notte di fuoco: in totale sono state coinvolte 9 auto tra via Risorgimento e via Traiano, sei sono state completamente distrutte. A scrivere queste parole è un uomo, non residente a Margherita di Savoia, che preferisce rimanere anonimo.
Non appena le saline entravano, dalla strada, nello sguardo visivo, mia madre apriva i finestrini e diceva: «Respirate, che è solo salute».
Quell’odore, di “tutto iodio”, per dirlo come lo ripeteva lei, ha disegnato la mia infanzia e l’estate dei miei primi anni. Se amo il mare, anche ora che dalla pianura pugliese sono passato a vivere tra le montagne del Nord, è grazie a Margherita di Savoia.
Perciò, a Margherita ci sono tornato quest’anno con i miei due figli. «Respirate», dicevo loro entrando in città, con una certa emozione e con lo stesso tono materno. «Non li vedete i fenicotteri?»
Ora, a quell’odore dell’infanzia se n’è sostituito un altro: acre, persistente, insopportabile. L’odore di un’auto bruciata.
La nostra era infatti una di quelle incendiate nei giorni attorno a Ferragosto, in centro città, a un orario in grado di fare del male a chiunque vi passasse vicino.
“Perché proprio la nostra?”, è la domanda di rito. Un'auto modesta, con due seggiolini, di cui uno particolare, utile a facilitarci la vita con il nostro bimbo con bisogni speciali. Comprata usata, coi pochi risparmi che si riesce a mettere da parte nella nostra situazione e così cruciale nella gestione del quotidiano.
Il fatto che sia toccato proprio alla nostra auto, mi abilita però a parlare direttamente a questa terra che amo e a chi la vive. Assieme alla mia macchina sono bruciati tutti i ricordi belli di me bambino. Però, il pomeriggio dello stesso giorno in cui abbiamo dovuto pagare per la rottamazione e lo spostamento (con risorse nostre, senza la possibilità di vedere neanche un euro dall’assicurazione o da chiunque altro abbia responsabilità, a fronte già di una perdita enorme per una famiglia come la nostra) abbiamo scelto di prendere i bambini e andare al mare.
E il mare ci ha regalato un pomeriggio meraviglioso. A costo zero. Un dono gratuito e generoso.
Questo è un addio. Ho deciso che non tornerò più a Margherita: ho perso tutta la voglia. Però, mentre il treno, ossia un’altra grossa, imprevista spesa, ci riporta a casa, chiedo a chi amministra questa città (che pure avrebbe potuto esprimerci diretto rammarico), a chi ha una responsabilità nel garantire la sicurezza del territorio e a tutte le meravigliose persone di Margherita solo una cosa: scrollatevi di dosso questa criminalità aguzzina, più o meno organizzata. Fatelo come ci si toglie la sabbia dalle caviglie ai doccini dei lidi. Come ci si toglie di dosso una cosa appiccicosa e inutile. Del resto, che cosa sanno fare? Solo usare la violenza. Non c’è ingegno. Non c’è visione. Non c'è bellezza. Non c’è nulla che sia amore.
E invece io vi dico addio con tutto l’amore possibile.
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