Il caso

Barletta, il mistero delle polveri ancora irrisolto dopo sette mesi

Adriano Antonucci

Legambiente, anche con un esposto in Procura, chiede chiarezza sui campionamenti

Legambiente chiede chiarezza sull’origine delle polveri giallo-arancioni di via Misericordia. «Sono trascorsi esattamente sette mesi da quando numerosi cittadini residenti in area industriale, fra via Misericordia e via del Mare, lamentavano la presenza di anomale deposizioni di colore giallastro su immobili, automobili e suppellettili esposte all’aperto. Ad oggi - ha affermato il presidente di Legambiente Barletta, Raffaele Corvasce - non è dato sapere se le sostanze aerodisperse in atmosfera tra la fine del 2024 e le prime settimane del 2025 siano state in grado di cagionare danno alla salute dei cittadini o se al contrario siano risultate innocue».

A questo, va aggiunto, secondo quanto riportato da Corvasce che «non è ancora dato sapere cosa le abbia prodotte e se sia stata individuata una potenziale fonte di emissione: questo nonostante un esposto alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Trani (presentato proprio da Legambiente, ndr), una richiesta di accesso agli atti indirizzata al Comandante di Polizia Locale e un’ultima, più recente, richiesta di aggiornamenti, indirizzata sempre alla Procura».

Ad oggi, proprio la Procura ha disposizione il dettaglio di ciò che è emerso dai campionamenti condotti da Arpa Puglia tra metà e fine gennaio scorso. In quel periodo, oltre ai rilevamenti in via Misericordia, sono state effettuate ispezioni straordinarie nelle aziende di via Trani, Timac e Buzzi. L’acquisizione della documentazione delle aziende ha riguardato il periodo da ottobre 2024 a gennaio 2025 e sono state verificate anche le condizioni climatiche del trimestre per avere il quadro chiaro della situazione.

Al momento, l’unico dato a disposizione della comunità è stato svelato dalla stessa agenzia regionale per la protezione ambientale nel corso di una seduta della commissione ambiente in Regione a metà maggio. Secondo quanto riportato in quella circostanza dalla direttrice del dipartimento ambientale Bat di Arpa Puglia, Rosaria Petruzzelli, le polveri conterrebbero quantità rilevanti di fosforo totale, calcio, fluoruri e metalli tra cui alluminio, ferro e nichel.

Per ora, oltre a questa, non si hanno altre indicazioni e di conseguenza, Legambiente, pur confermando «la fiducia nell’operato degli organi preposti», ha richiesto all’amministrazione comunale «di essere correttamente informata su quanto accaduto, di ricevere rassicurazioni sulla tossicità o meno delle sostanze disperse e sulle iniziative che si stanno portando o si intendono portare avanti per migliorare o integrare, come annunciato in principio d’anno, il sistema di monitoraggio della qualità dell’aria».

A tal proposito, Legambiente ha evidenziato che «per quanto limitate, le risorse economiche a disposizione dell’amministrazione in realtà non mancano: esiste infatti un capitolo di entrata specifico del bilancio comunale che ha una destinazione vincolata finalizzata ad interventi di tutela e miglioramento ambientale». Per questo motivo, Corvasce ha auspicato che «le risorse residue di questo capitolo vengano opportunamente destinate a efficentare il sistema di centraline e a prevedere l’implementazione di set ulteriori di analisi, mirate ad esaminare una gamma di inquinanti sempre più ampia».

Infine, Legambiente ha espresso la speranza che «queste richieste possano trovare riscontro e accoglimento, dal momento che non rispondono ad un intento di sterile polemica o critica all’operato dell’amministrazione e tutti gli Enti preposti, ma ad una reale esigenza di informazione e trasparenza dell’attività amministrativa».

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