Il caso
Barletta, il mistero delle polveri ancora irrisolto dopo sette mesi
Legambiente, anche con un esposto in Procura, chiede chiarezza sui campionamenti
Legambiente chiede chiarezza sull’origine delle polveri giallo-arancioni di via Misericordia. «Sono trascorsi esattamente sette mesi da quando numerosi cittadini residenti in area industriale, fra via Misericordia e via del Mare, lamentavano la presenza di anomale deposizioni di colore giallastro su immobili, automobili e suppellettili esposte all’aperto. Ad oggi - ha affermato il presidente di Legambiente Barletta, Raffaele Corvasce - non è dato sapere se le sostanze aerodisperse in atmosfera tra la fine del 2024 e le prime settimane del 2025 siano state in grado di cagionare danno alla salute dei cittadini o se al contrario siano risultate innocue».
A questo, va aggiunto, secondo quanto riportato da Corvasce che «non è ancora dato sapere cosa le abbia prodotte e se sia stata individuata una potenziale fonte di emissione: questo nonostante un esposto alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Trani (presentato proprio da Legambiente, ndr), una richiesta di accesso agli atti indirizzata al Comandante di Polizia Locale e un’ultima, più recente, richiesta di aggiornamenti, indirizzata sempre alla Procura».
Ad oggi, proprio la Procura ha disposizione il dettaglio di ciò che è emerso dai campionamenti condotti da Arpa Puglia tra metà e fine gennaio scorso. In quel periodo, oltre ai rilevamenti in via Misericordia, sono state effettuate ispezioni straordinarie nelle aziende di via Trani, Timac e Buzzi. L’acquisizione della documentazione delle aziende ha riguardato il periodo da ottobre 2024 a gennaio 2025 e sono state verificate anche le condizioni climatiche del trimestre per avere il quadro chiaro della situazione.
Al momento, l’unico dato a disposizione della comunità è stato svelato dalla stessa agenzia regionale per la protezione ambientale nel corso di una seduta della commissione ambiente in Regione a metà maggio. Secondo quanto riportato in quella circostanza dalla direttrice del dipartimento ambientale Bat di Arpa Puglia, Rosaria Petruzzelli, le polveri conterrebbero quantità rilevanti di fosforo totale, calcio, fluoruri e metalli tra cui alluminio, ferro e nichel.
Per ora, oltre a questa, non si hanno altre indicazioni e di conseguenza, Legambiente, pur confermando «la fiducia nell’operato degli organi preposti», ha richiesto all’amministrazione comunale «di essere correttamente informata su quanto accaduto, di ricevere rassicurazioni sulla tossicità o meno delle sostanze disperse e sulle iniziative che si stanno portando o si intendono portare avanti per migliorare o integrare, come annunciato in principio d’anno, il sistema di monitoraggio della qualità dell’aria».
A tal proposito, Legambiente ha evidenziato che «per quanto limitate, le risorse economiche a disposizione dell’amministrazione in realtà non mancano: esiste infatti un capitolo di entrata specifico del bilancio comunale che ha una destinazione vincolata finalizzata ad interventi di tutela e miglioramento ambientale». Per questo motivo, Corvasce ha auspicato che «le risorse residue di questo capitolo vengano opportunamente destinate a efficentare il sistema di centraline e a prevedere l’implementazione di set ulteriori di analisi, mirate ad esaminare una gamma di inquinanti sempre più ampia».
Infine, Legambiente ha espresso la speranza che «queste richieste possano trovare riscontro e accoglimento, dal momento che non rispondono ad un intento di sterile polemica o critica all’operato dell’amministrazione e tutti gli Enti preposti, ma ad una reale esigenza di informazione e trasparenza dell’attività amministrativa».