BARLETTA - «Anche gli aspetti simbolici di determinati eventi hanno un significato profondo. Questo luogo è stato un complesso monastico, una caserma dove ci si prepara alla battaglia: la sintesi perfetta di una vita attiva e contemplativa di una comunità. Nella parola archivio c'è la parola archè, l’origine, il principio. Ed è molto bello che in un luogo del genere si celebri l’istituzione del deposito delle origini, la filogenesi di una comunità». Lo ha detto il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, a margine della inaugurazione della sede dell’Archivio di Stato a Barletta.
«È un luogo che non sarà soltanto di lettura, di consultazione, ma anche di socialità, di condivisione e, lasciatemi dire, anche di digitalizzazione e quindi di custodia affinché - ha aggiunto - un materiale così delicato e così pregiato trovi non soltanto la possibilità di essere consultato, ma anche preservato nella durata della storia».
Sui ritardi nell’istituzione della sede dell’archivio, il ministro ha replicato: «Siamo tutti sempre in ritardo sull'orologio della storia, ma in questo caso siamo arrivati puntuali almeno oggi a questo appuntamento e siamo orgogliosi di restituire a questa comunità un patrimonio di questa importanza».
«I depositi di documenti, spesso caratterizzati da un’impostazione monoculturale, possono essere valorizzati arricchendoli con i fondi archivistici provenienti dagli Archivi di Stato di varie città e municipalità ed è questo - ha proseguito - che rende questo progetto particolarmente significativo: il dialogo tra le istituzioni e i luoghi del sapere e della conoscenza, contribuendo a mantenere viva la memoria storica».
L’inaugurazione della sezione dell’Archivio di Stato di Barletta «è un traguardo che fa parte di un’ampia strategia del ministero della Cultura che negli ultimi anni ha investito notevoli risorse per acquisire e restaurare immobili destinati ad accogliere sedi archivistiche: dieci soltanto nel 2024. Con l’intento di contenere le spese correnti e mettere a valore quanto più possibile il patrimonio». Lo ha detto il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, intervenendo alla cerimonia inaugurale della sede dell’Archivio di Stato a Barletta.
«Si tratta essenzialmente di recuperare e restituire alla comunità le parti più importanti del patrimonio artistico-architettonico per farne dei polmoni culturali, dei luoghi di ossigenazione della cultura», ha aggiunto Giuli esaltando la sede barlettana ospitata nel «monastero dei Celestini, edificato con maestranze pugliesi che piazzarono opere e monumenti di grande pregio». «È inutile dirlo - ha proseguito il ministro -, anche qui c'è un pezzo di una tradizione che vede il suo culmine del sito Unesco di Castel del Monte che irradia lo stesso sapere, la stessa conoscenza, la stessa virtù di cui le cittadine e i cittadini di Barletta oggi potranno godere, perché» l’archivio è «uno spazio in cui leggere, incontrarsi e condividere riflessioni ed esperienze sapendo di avere un baricentro culturale in cui è conservata la filogenesi della propria memoria».
«Tra gli sforzi per l’acquisto e per la ristrutturazione di queste sedi, è indispensabile garantire le risorse per digitalizzare il patrimonio archivistico. Il ministero della Cultura sta già lavorando a un grande archivio nazionale che definiamo un 'archivio degli archivì che è gestito dall’Istituto centrale per gli archivi della Direzione generale archivi, ed è destinato a raccogliere il materiale digitalizzato nel corso degli anni dai singoli archivi di Stato». Lo ha detto il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, intervenendo nella cerimonia inaugurale della sede dell’Archivio di Stato a Barletta in cui ci sono «tre chilometri lineari di materiale archivistico i più antichi dei quali, se non sbaglio, risalenti alla fine del 16/o secolo».
Per Giuli il «ruolo essenziale di un archivio è essere non soltanto un deposito, uno scrigno ma essere anche un punto di riferimento della memoria viva di una comunità che in questo punto di riferimento trova un magnete, un centro di gravità, trova un luogo di incontro e di socialità». «L'archivio non dovrebbe essere mai soltanto il luogo delle origini, ma dovrebbe essere qualcosa che dinamizza la vita sociale e culturale di una comunità, non soltanto per gli addetti ai lavori e gli studiosi - ha continuato - al punto tale che questa memoria deve marciare al passo coi tempi e quindi deve essere accudita, tramandata con i più moderni e innovativi strumenti tecnologici oggi a disposizione».
«La cultura va avanti se dialoga. Abbiamo una tale ricchezza di patrimonio culturale, di depositi, di documenti che possiamo mettere a valore arricchendo anche dei titoli di Archivio di Stato varie città, varie municipalità». Lo ha detto il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, a margine della inaugurazione della sede dell’archivio di Stato a Barletta e in riferimento alla diatriba tra Trani e Barletta che rivendicavano l’unicità della sede archivistica e che ora hanno entrambe una sezione dell’Archivio di Stato provinciale. «La cosa bella è il dialogo tra le istituzioni, è il dialogo tra i luoghi del sapere e della conoscenza e soprattutto di una memoria viva che proprio qui a Barletta trova una sede d’eccellenza», ha continuato Giuli.
TRANI E BARLETTA TITOLATE PER L'ARCHIVIO
«Il buon senso e l’efficacia della scelta derivano dal fatto che Trani come Barletta ha piena titolarità ad avere una sede dell’Archivio di Stato degno di questo nome». Lo ha detto il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, a margine della visita nella sede dell’Archivio di Stato di Trani e commentando con i giornalisti, le diatribe tra le due città che rivendicavano la sede unica dell’archivio provinciale.
«C'è un’offerta culturale integrata - ha continuato Giuli - lo si nota anche dal fatto che in questo palazzo c'è la Soprintendenza che collabora con l’Archivio di Stato e che dà vita a una comunità che si basa su uno scrigno della memoria e che viene aperto, studiato, condiviso e diventa centro di attrazione non soltanto per studiosi, ma anche per iniziative culturali che coinvolgono la comunità». «È bello che Trani, Andria e Barletta dialoghino all’insegna della cultura e della custodia di una memoria viva», ha sottolineato.