la storia

Barletta, il crollo di via Canosa nei ricordi di un centenario

Adriano Antonucci

Dibenedetto ripercorre i tragici fatti del 16 settembre ‘59. Il bilancio fu terribile: 58 morti e 12 i feriti

BARLETTA - «Giorno 16. Alle ore 6,45 è crollato il palazzo di via Canosa di quattro piani. È stata una cosa orribile, ho visto tutto il crollo. I morti sono 58 e i feriti 13». Quattro righe evidenziate in verde ed appuntate su un quadernetto da lavoro, leggendole è inevitabile fare un salto all’indietro fino al 16 settembre del 1959. In quella data, uno stabile di quattro piani appena costruito al civico 7 di via Canosa si accasciò su se stesso per un cedimento strutturale causato da gravi difetti di costruzione. Il bilancio fu terribile: 58 morti e 12 i feriti.

Il ricordo di quella tragedia è vivo nella mente di tutti i barlettani, ma solo uno può ancora raccontare di aver visto con i propri occhi quel drammatico attimo. Gli appunti sul quadernetto sono di Teodoro Dibenedetto, l’ultimo testimone oculare del crollo. Il signor Dibenedetto ieri ha festeggiato 100 anni avvolto dall’affetto della sua famiglia. Un traguardo straordinario raggiunto da un uomo che conserva tra i suoi ricordi uno degli eventi più luttuosi della storia cittadina.

Di quegli attimi e delle ore che li precedettero, il signor Dibenedetto parla in maniera chiara, fluente, trasportando chi lo ascolta a quasi 66 anni fa. Quella notte, tra il 15 e il 16 settembre del 1959, il signor Dibenedetto era in servizio come caposquadra deviatore delle Ferrovie dello Stato presso la stazione di Barletta. Gli toccava il turno di notte, precisamente alla cabina C, corrispondente all’allora passaggio a livello di via Canosa. Era una calda serata di fine estate e il signor Dibenedetto racconta di essere uscito dalla cabina attirato da uno scambio di auguri.

«Era settembre e una volta passati i treni approfittavamo per prendere un po’ di refrigerio fuori dalle cabine. Poco dopo la mezzanotte vidi delle persone vestite a festa che ricevevano auguri. Era il signor Palmitessa con la sua giovane moglie. Si erano appena sposati e avevano dato una festa nel loro nuovo appartamento in via Canosa 7, erano felici, anch’io gli feci gli auguri. Non potevano conoscere il loro crudele destino».

Trascorsa serenamente la notte, arrivano le sei del mattino. «In biglietteria - ha raccontato il signor Dibenedetto - c’era un collega che di solito, una volta finito il turno di notte, si intratteneva con noi per qualche minuto. Non voleva rientrare troppo presto e svegliare così la sua famiglia. Abitava in quel palazzo e quel giorno decise di rientrare perché aveva sonno». Chi invece quattro chiacchiere aveva voglia di farle era l’autista della ditta «Marozzi» il cui deposito di autobus era proprio sottostante il palazzo crollato «si intrattenne con il mio collega prima del crollo e si salvò la vita».

Ma eccoci alle 6.42. «C’era un treno che partiva da Barletta per Foggia alle 6.46, mentre il mio collega parlava con l’autista Marozzi - ha ricordato commosso il signor Dibenedetto - io mi avvicinai al passaggio al livello per dare il segnale. Nell’attesa del treno guardavo il palazzo, poi all’improvviso lo vidi accasciarsi. Ci fu un boato e fui ricoperto dalla polvere». Quella polvere fu subito notata dalla moglie del signor Dibenedetto. Al suo rientro a casa gli chiese del perchè la divisa fosse tutta impolverata, di lì il racconto di quegli attimi terribili che non dimenticherà mai più. Quel ricordo è vivo nel cuore del signor Dibenedetto che non ha esitato a definire «imbecilli» coloro i quali negli anni ‘80 autorizzarono a costruire un altro palazzo in quei luoghi.

Corsi e ricorsi storici nei mesi della discussione per ciò che avviene negli spazi del crollo di via Roma del 2011, l’ennesimo di una città martoriata dalla malaedilizia e che non vuole dimenticare.

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