Il caso
Appalti e veleni nella Stp di Trani in mano agli uomini di Sud al Centro: anche consulenze al fratello di Olivieri
La società di trasporti e i rapporti con la politica. L'informativa dei Carabinieri: l'ex assessore Anita Maurodinoia era eterodiretta dal marito Sandro Cataldo
BARI - Uno scontro di poteri determinato dallo scossone negli assetti politici, con la Città metropolitana di Bari che ha chiesto di azzerare le scelte del passato. E che probabilmente ci ha visto giusto: ci sarebbero infatti pesanti criticità nella gestione della Stp di Trani, la società di trasporto pubblico provinciale che oggi riunisce l’assemblea dei soci in cui la maggioranza è detenuta dal Comune di Trani. Un’azienda (20 milioni di fatturato, 200 dipendenti) controllata almeno fino a settembre dal direttore generale Barbara Santeramo, l’impiegata diventata dirigente con una laurea presa alla Pegaso e considerata vicinissima a Sandro Cataldo, l’ex patron di Sud al Centro indagato per corruzione elettorale.
Sulle scrivanie dei soci (il sindaco metropolitano Vito Leccese, il sindaco di Trani Amedeo Bottaro, il presidente della Provincia Bat Bernardo Lodispoto) c’è la relazione riservata del presidente Francesco Tandoi, 55 anni, da settembre nominato anche amministratore delegato proprio a seguito della lettera con cui Leccese chiedeva agli altri soci un «cambio di passo» nella gestione di Stp, i cui vertici nel 2022 erano stati rinnovati sotto l’influenza politica decisiva di Cataldo. La Città metropolitana aveva designato l’avvocato Angela Conserva, espressione di Sud al Centro, e tra i sindaci c’è Gavino Nuzzo, ex direttore generale della agenzia regionale Adisu (retta dal cugino omonimo di Alessandro Cataldo) che si è dimesso dopo aver ricevuto una perquisizione (la sua posizione è stata nel frattempo archiviata).
In quella lettera, già trasmessa alla Procura di Trani, Tandoi parla di situazione «non improntata agli imprescindibili canoni di diligenza, trasparenza ed affidabilità», ma invece...