Il rudere

Trani, ex Lampara senza pace: incursione notturna dei vandali, altri danni dopo l’incendio di 2 mesi fa

Nico Aurora

Sono lontani i fasti del passato, l’ultima gara per assegnare lo storico locale è andata deserta, accelerando il declino. E Il rilancio sembra lontano

TRANI - Due mesi fa un principio di incendio, fortunatamente sventato all’origine grazie alla tempestività di un cittadino e dei vigili del fuoco. A distanza di sessanta giorni da quell’episodio, l’altra notte, uno degli accessi totalmente totalmente scardinato, con conseguente scorribanda notturna di vandali alla ricerca di qualcosa da rubare e, soprattutto, ulteriormente danneggiare nel rudere della Lampara. Ieri mattina l’ex dancing di viale De Gemmis si presentava accessibile a tutti e, nell’attesa del ripristino della chiusura, negli occhi e nella mente dei cittadini tranesi sono frullate nuovamente le immagini dei ricordi del locale inviato in tutto il Mezzogiorno.

Il complesso immobiliare La Lampara, di proprietà comunale, fu realizzato nel 1954 dall’architetto Julio Lafuente, lo stesso progettista dell’ippodromo di Tor di Valle. La superficie complessiva è di 1.816 metri quadrati, di cui 1.000 coperti, oltre 84 metri quadrati al piano interrato, adibito a deposito. L’intera parte emergente è adibita a sua volta a pubblico spettacolo, discoteca, american bar e ristoro. Nelle estati tranesi della dolce vita, ospitava personaggi del calibro di Mina, Battisti, Milva, Dorelli, Milva, Savio, Noschese, Gemelle Kessler, Falana, Baudo e tanti altri. Fasti del passato contrapposti allo scempio del presente, passando per scelte politiche discutibili negli ultimi anni ed una gara per la nuova concessione del bene che, nelle intenzioni, avrebbe dovuto totalmente rilanciare il locale ma nei fatti, essendo andata deserta, ne ha decretato l’ulteriore rovina nell’attesa del da farsi.

Il bando rimasto deserto prevedeva che condurre in locazione la futura Lampara, da un minimo di 10 ad un massimo di 25 anni, sarebbe costato a partire da 26.000 euro annuali, dunque poco più di 2.100 euro mensili. Non si sarebbe pagato il primo anno e si sarebbero avuti sconti del 25 per cento su secondo e terzo. Ma vi si parlava anche di «opportunità di valorizzare l’immobile comunale attraverso lo strumento della locazione in favore di soggetti privati che siano in grado di sostenere importanti costi di investimento per il recupero e la riqualificazione del bene comunale».

Una premessa fondamentale, questa, per chiarire che entrare nella Lampara non significherà girare la chiave nella porta del locale chiuso e rifare le stesse cose che si facevano prima. Infatti, proprio nel giro degli ultimi cinque anni, quello che era un gioiello si è trasformato in un autentico rudere per il quale è stato accertato il pericolo di crollo.

Non trascurabile l’indirizzo sul divieto di destinazione dell’immobile a discoteca, disco pub e similari. Tale circostanza rende obbligatoria la rimozione della struttura in ferro e vetro che fu installata dal precedente conduttore per isolare acusticamente il locale al fine di non molestare il riposo del vicinato. La durata massima dei lavori veniva fissata in 365 giorni naturali e consecutivi, per riceverne in cambio una Lampara più snella di quella rimasta chiusa sei anni fa, e quindi molto più vicina al locale storico inaugurato nel 1954.

La prima puntata del bando Lampara sembra avere dimostrato chiaramente quanto il progetto di rilancio del locale proposto dal Comune di Trani abbia avuto scarsa attrattiva sugli imprenditori. Nel frattempo l’estate è arrivata fra gare deserte, locali pubblici chiusi e casse comunali all’asciutto nell’assenza di inquilini che mettano a frutto il patrimonio immobiliare cittadino in riva al mare. E quei ben nove anni complessivi di mancati incassi (Lampara chiusa da sei, la confinante ex pizzeria da Felice da tre), gridano vendetta.

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