BARI - «Antonio Decaro ha perfettamente ragione ad arrabbiarsi, ed è stato un fuoriclasse quando si è sfilato pubblicamente la fascia tricolore. Quella fascia ce la ha messa sulla spalla il popolo, e a me è stata tolta non per un giudizio ma per un pregiudizio nato da una legge profondamente sbagliata che ora proprio il caso Bari dovrebbe spingerci a cambiare».
Esattamente due anni fa è stato sciolto per mafia il Comune di Trinitapoli di cui Emanuele Losapio era sindaco da nove mesi. Lui, nella vicenda che ha portato i commissari nel piccolo Comune della Bat, c’entra poco quanto niente: la sua colpa è di essere in continuità politica con il suo predecessore, l’avvocato Francesco Di Feo, comunque nemmeno lui indagato. Ma nel frattempo questo giornalista di 42 anni, figlio di insegnanti e sposato con la farmacista del paese, è diventato un esperto di procedure di scioglimento: le chiama «143», come l’articolo del Testo unico da cui dipendono.
E si è messo insieme agli altri sindaci italiani che hanno subito uno scioglimento senza essere indagati («I miei colleghi un giorno sono andati anche da Decaro, che si mostrò a digiuno degli aspetti tecnici della norma»), per denunciare le storture di un sistema.
È la prima volta che Losapio accetta di parlare della sua esperienza. Conviene ascoltarlo. «Ho letto l’ordinanza di Bari e il provvedimento che riguarda l’Amtab. Mandare in Comune la commissione d’accesso non è un abuso né uno scandalo, ma di solito quando lo fanno la decisione di sciogliere è già presa per il 70-80%. Lo dicono i precedenti».
Dunque, Losapio, lei cosa suggerisce?
«Mi chiedo: ai candidati di Bari chi glielo fa fare ad affrontare una campagna elettorale con questo macigno che incombe? Sarebbe meglio, a questo punto, chiedere al ministero un decreto per spostare le elezioni a settembre-ottobre, nella finestra prevista proprio per i Comuni sciolti per mafia, così da attendere le conclusioni della commissione di accesso».
Altrimenti rischia di finire come nel suo caso, a Trinitapoli.
«La commissione si è insediata il 29 luglio 2021 e ha depositato la relazione il 23 dicembre 2021. Io ero stato eletto il 22 settembre 2020 e mai il mio predecessore mi aveva detto nulla di problemi di qualunque genere. Il giorno in cui è stato deciso lo scioglimento, il 30 marzo 2022, stavo parlando agli studenti di una scuola. Mi ha avvertito un collega giornalista da Roma: “Guarda che il governo ti ha sciolto per mafia”. Io ho finito l’incontro e sono tornato in Comune, dove ho continuato a firmare atti fino al 1° aprile quando è arrivato il decreto»...