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Andria, minacce e percosse per il prestito

 
Linda Cappello

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Linda Cappello

questura andria bat

Le carte dell’inchiesta dopo i cinque arresti per estorsione effettuati dalla polizia nel clan Pesce

Sabato 07 Ottobre 2023, 14:29

ANDRIA - «Ma tu lo sai chi sono io, cornuto?». Minacce verbali, ma non solo. Le richieste di denaro dei Pesce erano diventate sempre più insistenti. Dopo aver elargito un prestito di 23mila euro ad un giovane imprenditore, Oscar Davide Pesce e Giuseppe Loconte avrebbero rivolto richieste estorsive anche agli zii del ragazzo, pretendendo somme elevatissime a titolo di interessi usurai.

L’intercettazione risale al 25 luglio scorso.

Davide: «Lasciamo perdere? Che è lasciami perdere?»;

Zio: « Io non voglio dare problemi, altrimenti dobbiamo darti problemi...»;

Davide: «come? Non vuoi dare problemi? E perchè mi hai preso per fesso?»;

Zio: «Stanno i problemi Davide...non ne voglio dare a voi...»;

Davide: «Ragazzo, in che senso non vuoi dare problemi? Vuoi andare dagli sbirri?»;

Zio: «Lasciami perdere, non voglio andare dagli sbirri..»;

Davide: «Ragazzo, tu hai dato la parola, è inutile che metti in moto...il fesso! Oh spegni mo! Scendi! Oh è inutile che fai moine...trimone...mi hai dato la parola...ma che gli devo stonare la testa?»;

Zio: «Io non ho dato nessuna parola»;

Zio 2: «Quaranta mila euro te li hanno dati, ottantamila euro te li hanno dati...».

Gli inquirenti scrivono anche che in sottofondo si sente rumore di percosse.

Davide: «e allora sei infame...ti sto dicendo...e allora sei proprio infame!».

I toni delle conversazione diventano sempre più accesi.

Davide: «Il vizio che avete tutti quanti...che andate mettendo sempre il nome nostro in bocca! Vai...poi ti atteggi pure...vatti a vedere pure le telecamere della benzina...vai che poi il problema diventa sempre più grosso...a 200 arriviamo! Non a venti...e allora muoviti! che la prossima volta te la faccio saltare la testa e ti incendio anche la macchina...ti faccio andare a piedi...sistema il fatto!».

Gli stralci sono contenuti nell’ordinanza del gip Anna Lucia Altamura che venerdì scorso ha fatto finire in carcere i fratelli Gianluca e Oscar Davide Pesce, la compagna di quest’ultimo Michela Altomare Caldarone, Giuseppe Loconte e Nicolas Nicolamarino.

In relazione al prestito, dalle carte emerge che la madre del ragazzo aveva venduto un appartamento per onorare una parte del debito. Nella parte in cui il gip affronta il tema delle esigenze cautelari, si fa riferimento ad un «clima omertoso», poiché nessuna delle vittime ha mai denunciato alcunché. «Gli indagati - si legge - se rimessi in libertà possono avvicinare le persone offese e quelle a conoscenza delle vicende, per intimidirle e portarle al completo silenzio, nonché pure per cercare di richiedere versioni edulcorate nella ricostruzione dei fatti occorsi, evidentemente sempre facendo richiamo alla forza intimidatrice dovuta alla appartenenza criminale. Le intercettazioni avrebbero dimostrato «la indubbia capacità degli indagati di coartare le vittime, ingenerando in loro la paura di rappresaglie ».

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