TRANI - «Concorso in omicidio stradale». Per la prima volta il caso della morte dello chef Raffaele Casale, 29 anni, caduto fatalmente dalla moto nella notte fra il 15 e i 16 agosto 2017 in via Martiri di Palermo, vede indagate non più una, ma cinque persone.
La prima è Isabella De Feo, 40 anni, già presente nel fascicolo d’indagine poiché alla guida di una vettura che procedeva su quella strada in prossimità della moto guidata da Casale. Insieme con lei da oggi, per asserite responsabilità degli enti pubblici interessati alla sicurezza del luogo del sinistro, quattro fra dirigenti e funzionari comunali, nonché un amministratore di ex municipalizzata: Giovanni Didonna, 68 anni, all’epoca dirigente dell’Ufficio tecnico; Francesco Patruno, 55 anni, funzionario della stessa area; Leonardo Cuocci Martorano, 53 anni, dirigente e comandante della Polizia locale; Alessandro Guadagnolo, 58 anni, all’epoca amministratore unico della partecipata Amiu.
De Feo è indagata per una ipotizzata manovra imprudente del veicolo che conduceva, Didonna e Patruno per lo stato di manutenzione della sede stradale, della pista ciclabile, delle alberature e della pubblica illuminazione, Cuocci Martorano per la segnaletica stradale, Guadagnuolo per il livello di efficienza della pulizia della sede stradale, con riferimento al tappeto di aghi di pino che periodicamente si depositano su quell’asfalto.
Raffaele Casale stava percorrendo via Martiri di Palermo a bordo della sua moto e ritornava con amici, gli altri tutti in auto, verso Trani per un caffè dopo che aveva terminato il suo lavoro al ristorante ed era stato in una villa per un bagno notturno: per cause ancora oggi da accertare, Casale perse il controllo del mezzo che conduceva finendo fuori strada e morendo praticamente sul colpo.
Per verificare se e quanto ciascuno degli indagati sia da ritenersi effettivamente imputabile per la morte del giovane motociclista, si renderà necessario l’incidente probatorio: lo ha disposto il sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Trani, Roberta Moramarco, a seguito della decisione del giudice per le indagini preliminari, Lucia Anna Altamura, che lo scorso 12 aprile rigettò la richiesta di archiviazione formulata dal Pm disponendo nuove indagini per un periodo di sei mesi.
Nel provvedimento il gip scrive testualmente che «si reputa indispensabile disporre una consulenza, pure di carattere collegiale, al fine di scandagliare non solo lo stato dei luoghi al momento della verificazione dell’evento in questione mediante la disanima puntuale specifica di quanto documentalmente riproducente lo stesso, ma anche le intervenute modifiche occorse nel tempo - persino sotto il profilo della tempistica - con riferimento al manto stradale, all’illuminazione della zona, alla pista ciclabile ed alla segnaletica stradale, trattandosi di profili tutti strettamente connessi fra loro».
Inoltre «risultano ancora ulteriormente da approfondire - osserva il gip - le questioni relative alla illuminazione lungo la strada in questione al momento del fatto, con specifico riferimento al punto di verificazione del sinistro (in presenza di una curva a sinistra) ed ancora le questioni relative al rispetto della normativa circa la segnaletica stradale, in presenza sia di plurime immissioni, sia di una pista ciclabile». Ed ancora, sempre a proposito della pista ciclabile, il gip ritiene necessario «verificare la presenza di idonei marker luminosi per la delimitazione della stessa».
Secondo il gip, «tali profili si pongono come non sufficientemente sottoposti a verifica in relazione alla gestione della strada in questione, anche quanto alla pulizia da garantire In conformità alla specifica situazione della stessa, per la sussistenza di numerosi alberi di pino».
Un ulteriore aspetto da approfondire ulteriormente, sempre secondo il gip, «è anche la modalità di frenata del mezzo condotto dal Casale: deve più rigorosamente accertarsi se possa esserci stato un ostacolo mobile, costituito anche dal veicolo della indagata De Feo, ovvero un altro elemento di turbamento in grado di fare perdere al Casale il controllo del motoveicolo condotto».
Ed è proprio qui la spiegazione dell’ingresso nel fascicolo dei quattro, nuovi indagati: «Sul punto deve valutarsi in modo più dettagliato se, come detto - scrive il gip -, anche a dispetto della velocità del mezzo sopra citato, la operata frenata nel percorso impresso al motoveicolo possa essere stata incisa nella fase iniziale dal mezzo condotto della De Feo per la velocità tenuta da entrambi i veicoli e, nella sua parte finale, dalla presenza di elementi di disturbo sulla carreggiata o sul bordo della stessa tali da avere determinato uno slittamento».
Alla luce di tali, precise indicazioni, il pubblico ministero ha ritenuto necessario procedere con l’incidente probatorio «posto che, in considerazione della delicatezza del caso e della discrasia fra le conclusioni rassegnate dai consulenti tecnici del pubblico ministero e delle persone offese, è opportuno che gli accertamenti ritenuti indispensabili dal gip siano espletati con perizia nel pieno contraddittorio fra le parti». Da qui l’ingresso nel fascicolo dei quattro, nuovi indagati, circostanza tecnicamente necessaria ai fini dello svolgimento dell’incidente probatorio.
Nel procedimento risultano persone offese i familiari di Raffaele Casale. Felice, suo padre, dal primo giorno successivo alle esequie del figlio ha portato avanti ostinatamente una battaglia alla ricerca di giustizia e verità con foto, fiori e striscioni sul luogo dell’incidente, nonché sit-in per tenere sempre desta l’attenzione sulla vicenda.
Tanto è vero che dopo l’ultima udienza camerale, in cui il gip aveva disposto l’ulteriore prolungamento delle indagini che hanno condotto all’odierno incidente probatorio, Casale senior aveva manifestato, per la prima volta, soddisfazione e speranza per i nuovi sviluppi del caso.