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Canosa, chieste due condanne per il delitto della gioielliera Maria Melziade

 
Linda Cappello

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Linda Cappello

Canosa, chieste due condanne per il delitto della gioielliera Maria Melziade

La vittima

La Procura invoca 13 anni per il nipote della vittima. Maria Melziade, 75enne gioielliera di Canosa, venne derubata e violentemente aggredita in casa il 17 novembre 2016

Sabato 06 Maggio 2023, 14:28

CANOSA DI PUGLIA - Una requisitoria di circa tre ore per convincere la Corte d’Assise a condannare a 13 anni e 6 mesi di reclusione Alfonso Massimiliano D’Ambra, 51 anni, nipote di Maria Melziade, la 75enne gioielliera di Canosa derubata e violentemente aggredita in casa il 17 novembre 2016. Tanto ha parlato ieri mattina il pubblico ministero Marcello Catalano innanzi ai giudici della Corte d’Assise di Trani (presidente Luca Buonvino, a latere Angelica Pedone ed i giudici popolari)

Tre anni, invece, per Luigi Catalano, 46 anni, accusato di ricettazione per aver acquistato i gioielli provento della rapina. Ma nel processo c’è spazio anche per un’altra rapina in appartamento, commessa il 3 novembre 2016 ai danni di un anziano di Canosa. La pubblica accusa ha invocato nove anni di reclusione a testa per i canosini Gianfranco Colucci e Francesco Scardi, rispettivamente di 28 e 52 anni.

Lo stesso Colucci venne già condannato a 18 anni di carcere con l’accusa di rapina e omicidio preterintenzionale della gioielliera, in concorso con il pentito Lorenzo Campanella: per lui condanna definitiva a 14 anni di reclusione, 10 per Francesco Scardi, il quale avrebbe avuto ruolo di palo.

La rapina sfociata in tragedia ai danni della gioielliera si rivelò uno degli episodi più violenti e drammatici che siano mai stati commessi a Canosa. Era noto come la 75enne, commerciante di diamanti, fosse particolarmente benestante. Secondo quanto ricostruito, l’anziana fu legata alla sedia con del nastro isolante; i rapinatori, tramite un teaser, le inflissero scosse elettriche per costringerla a rivelare dove fosse la chiave della cassaforte.

Il bottino, alla fine, fu di un anello di valore, un orologio tempestato di brillanti, un paio di orecchini e circa 1200 euro in contanti. La donna, a causa delle lesioni riportate e di un infarto, morì dopo alcune ore all’ospedale di Andria. Flora, nello specifico, è accusato di aver fornito agli esecutori materiali elementi utili in merito all’abitazione ed all’orario di rientro della vittima e di suo marito. Lorenzo Campanella, una volta divenuto collaboratore di giustizia, rivelò che fra gli esecutori del colpo di sarebbe stato il figlio Cosimo Damiano e Massimiliano Moscaritolo, entrambi già condannati.

L’altra rapina della quale sono accusati Colucci e Scardi risale al 3 novembre 2016: i due, insieme a Lorenzo Campanella, sarebbero entrati nell’abitazione di un anziano, poi legato e imbavagliato, per portarli via circa 900 euro.

L’udienza è stata aggiornata al prossimo 16 giugno, per le arringhe difensive degli avvocati Giovan Battista Pavone, Mariangela Malcangio e Michele Del Latte. I familiari della gioielliera sono costituiti parte civile con l’avvocato Michele D’Ambra.

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