CANOSA DI PUGLIA - Una requisitoria di circa tre ore per convincere la Corte d’Assise a condannare a 13 anni e 6 mesi di reclusione Alfonso Massimiliano D’Ambra, 51 anni, nipote di Maria Melziade, la 75enne gioielliera di Canosa derubata e violentemente aggredita in casa il 17 novembre 2016. Tanto ha parlato ieri mattina il pubblico ministero Marcello Catalano innanzi ai giudici della Corte d’Assise di Trani (presidente Luca Buonvino, a latere Angelica Pedone ed i giudici popolari)
Tre anni, invece, per Luigi Catalano, 46 anni, accusato di ricettazione per aver acquistato i gioielli provento della rapina. Ma nel processo c’è spazio anche per un’altra rapina in appartamento, commessa il 3 novembre 2016 ai danni di un anziano di Canosa. La pubblica accusa ha invocato nove anni di reclusione a testa per i canosini Gianfranco Colucci e Francesco Scardi, rispettivamente di 28 e 52 anni.
Lo stesso Colucci venne già condannato a 18 anni di carcere con l’accusa di rapina e omicidio preterintenzionale della gioielliera, in concorso con il pentito Lorenzo Campanella: per lui condanna definitiva a 14 anni di reclusione, 10 per Francesco Scardi, il quale avrebbe avuto ruolo di palo.
La rapina sfociata in tragedia ai danni della gioielliera si rivelò uno degli episodi più violenti e drammatici che siano mai stati commessi a Canosa. Era noto come la 75enne, commerciante di diamanti, fosse particolarmente benestante. Secondo quanto ricostruito, l’anziana fu legata alla sedia con del nastro isolante; i rapinatori, tramite un teaser, le inflissero scosse elettriche per costringerla a rivelare dove fosse la chiave della cassaforte.
Il bottino, alla fine, fu di un anello di valore, un orologio tempestato di brillanti, un paio di orecchini e circa 1200 euro in contanti. La donna, a causa delle lesioni riportate e di un infarto, morì dopo alcune ore all’ospedale di Andria. Flora, nello specifico, è accusato di aver fornito agli esecutori materiali elementi utili in merito all’abitazione ed all’orario di rientro della vittima e di suo marito. Lorenzo Campanella, una volta divenuto collaboratore di giustizia, rivelò che fra gli esecutori del colpo di sarebbe stato il figlio Cosimo Damiano e Massimiliano Moscaritolo, entrambi già condannati.
L’altra rapina della quale sono accusati Colucci e Scardi risale al 3 novembre 2016: i due, insieme a Lorenzo Campanella, sarebbero entrati nell’abitazione di un anziano, poi legato e imbavagliato, per portarli via circa 900 euro.
L’udienza è stata aggiornata al prossimo 16 giugno, per le arringhe difensive degli avvocati Giovan Battista Pavone, Mariangela Malcangio e Michele Del Latte. I familiari della gioielliera sono costituiti parte civile con l’avvocato Michele D’Ambra.