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Barletta, l’inclusione sui banchi di scuola

 
Giuseppe Dimiccoli

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Giuseppe Dimiccoli

Barletta, l’inclusione sui banchi di scuola

Ieri il ministro alla Disabilità, Alessandra Locatelli, alla «Giovanni Paolo II»

Mercoledì 29 Marzo 2023, 14:23

BARLETTA - Una emozione per tutti. Interiorizzata con tutti i linguaggi. Si è scritta una bella pagina di buona scuola ieri mattina alla «Giovanni Paolo II» di Barletta durante l’evento «Valorizzare una comunicazione inclusiva» declinato con particolare attenzione verso la Lis ovvero la «Lingua italiana dei segni». A tratti commossa Alessandra Locatelli, ministro per le Disabilità, accolta da una schiera di meravigliosi bambini sorridenti con tanto di tricolore al vento. Unico il momento dell’inno nazionale che ha visto impegnati il coro «Giovani armonie» e il «Coro Lis» (insegnanti Milena Adamantino, Grazia Gissi, Sara Dimiccoli e Angela Doronzo). Quei guanti bianchi hanno dato la cifra di quanto sia indispensabile l’integrazione anche in questo campo. Indimenticabili gli alunni che hanno raccontato - secondo la scansione della presentatrice - insegnante Ninni Binetti - la storia di Barletta valorizzando in chiave inclusiva De Nittis, Eraclio e la Disfida.

«Questa è una scuola inclusiva dove la lingua dei segni non è solo insegnata ai bambini che hanno difficoltà ma è un patrimonio dell’apprendimento di tutti, questo vuol dire iniziare ad abbattere le barriere e le barriere non sono solo quelle architettoniche. Quando parliamo di accessibilità universale parliamo di barriere che hanno a che fare con la comunicazione, con informazione e dobbiamo attrezzarci nelle nostre comunità: è quello che si sta facendo davvero molto bene qui, con i più piccoli che un giorno saranno adulti molto più consapevoli», ha sottolineato la Locatelli.

«Una mattinata speciale. Vi ringrazio tutti: con il vostro entusiasmo ci avete riempito il cuore», ha dichiarato il sindaco Cannito. «La scuola nella nostra Provincia è inclusiva e offre degli esempi meravigliosi», ha detto il prefetto Rossana Riflesso.
«Siamo molto felici di quanto avvenuto certi che la condivisione di buone pratiche inclusive tra cui senz’altro rientra l’insegnamento della lingua italiana dei segni rappresenti un segno di civiltà. L’obiettivo è quello di comunicare e insegnare ai nostri alunni che oltre alla comunicazione verbale ci sono altri canali. Sono contenta di tutto», ha dichiarato la dirigente Francesca Capuano.

«L’impegno dei bambini e di tutta la comunità scolastica è un bell’esempio per tutta la Puglia. Grazie di tutto per quello che avete fatto e per come lo fate», dice Ruggiero Mennea, capogruppo di Azione in Consiglio regionale.
«L’evento è stata l’occasione per ribadire la necessità e l’importanza di rimuovere, a cominciare dalla scuola, le barriere comunicative e fare in modo che ciascuno possa esprimere i propri talenti e le proprie capacità. Per questo, alla fine della manifestazione, con il ministro Locatelli abbiamo parlato della legge della Regione Puglia, nata su mia proposta, di insegnare la Lis, la Lingua dei segni italiana, nelle scuole medie pugliesi» ha fatto sapere il capogruppo di «Con Emiliano, Giuseppe Tupputi.

«I bimbi non sordi che segnavano la Lis sono un meraviglioso esempio per tutti»

«Vedere i bambini della scuola Giovanni Paolo II di Barletta che segnavano la Lis pur non essendo sordi, mi ha fatto sentire 'inclusa'. La dirigente scolastica Capuano, il corpo docente della scuola, e in particolare la docente sorda Angela Doronzo, esempio positivo di persona con disabilità che può essere un modello per i più piccoli, hanno reso possibile l’apprendimento della Lingua dei segni in modo spontaneo e in un contesto in cui la diversità fa parte della quotidianità ed è privo di pregiudizi». Così Anna Buccino, vice presidente Ens - Ente Nazionale Sordi - Puglia.

E poi: «Ritengo che questa giornata sia stata fondamentale grazie alla presenza preziosa del ministro Alessandra Locatelli, che si è già mostrata disponibile all’ascolto e al dialogo, al presidente nazionale dell’Ens Raffaele Cagnazzo, molte autorità locali e il consigliere regionale Giuseppe Tupputi che ha aperto la strada all’attuazione del riconoscimento della lingua dei segni in Puglia facendo in modo che la nostra Regione, con l’assessorato all’istruzione Formazione e lavoro, sia la prima in Italia ad avviare in collaborazione con l’Ufficio scolastico regionale, dei progetti di apprendimento della lingua dei segni nella scuola pubblica».
La conclusione della vicepresidente pugliese Anna Buccino: «L’obiettivo principale è sicuramente abbattere le barriere comunicative ma anche favorire la comunicazione tra tutti i cittadini, in quanto la lingua dei segni è una risorsa per tutti. L’auspicio è che in futuro vi possano essere anche altri docenti sordi nelle scuole per dar luogo a una sempre maggiore inclusione e valorizzazione di ogni persona.
I bambini di oggi che crescono nell’ottica dell’inclusione saranno cittadini migliori di noi adulti. Sono la nostra speranza, il nostro futuro».

«Cara Ministro, il nostro castello è inaccessibile a noi diversamente abili»

Il piglio del cronista di razza non gli manca. Anzi. Anche per questo, ieri mattina, il collega Paolo Doronzo «giornalista disabile» (come lui stesso si definisce ndr) dalla sua sedia a rotelle ha consegnato al ministro per le Disabilità Alessandra Locatelli una lettera riguardante «l’inaccessibilità del castello di Barletta». Triste realtà ampiamente trattata dalla Gazzetta nel corso degli anni. «Il ministro Locatelli è stato molto disponibile nell’ascoltarmi e nel ricevere il mio scritto. Non ho dubbi che darà seguito a quanto le ho relazionato», ha raccontato Paolo alla Gazzetta.

Nella lettera Doronzo scrive: «Siamo a riferire una grave situazione di illegalità: il castello di Barletta è per buona parte inaccessibile per alcune barriere architettoniche. La non risolta fruizione libera dei diversi spazi risulta contraria ai principi espressi da diverse norme una fra tutte l'articolo 24 della legge 104/92 che riferisce l’obbligo per l'ente pubblico, in questo caso il Comune di Barletta, di garantire l'accessibilità in tutti gli edifici pubblici. Naturalmente, anche quelli di valore storico-artistico, da trattare con maggiore cautela nella progettazione di soluzioni da condividere con la Soprintendenza territoriale dei Beni culturali».

E poi: «Nella struttura centrale ricca di servizi necessari alla vita cittadina l'accesso al Museo Civico ad esempio sorge su una ripida scalinata e non è presente l’ascensore; inibito anche l'utilizzo dei sotterranei del castello adibiti a spazi espositivo che tendono a esaltare ancora di più il valore storico artistico del maniero. L’ ascensore sarebbe la soluzione migliore per risolvere il problema e qualunque altra soluzione tampone come un montascale risulterebbe solo come una pezza a colori che rimanderebbe un problema che necessità urgente soluzione nel senso di piena inclusività sociale».
La conclusione: «In molte strutture d'Italia e d’Europa, gli ascensori sono parte dell'abbellimento del luogo, pensiamo al Museo Reina di Sofia di Madrid. Chiedo al ministro Locatelli di esortare le istituzioni locali preposte affinché si realizzi l’accessibilità e inclusione per tutti». Si attendono risposte. E atti concreti.

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