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Canosa, esasperati i residenti di via Livatino: «invisibili» per l’agenzia Arca

 
Maila Tritto

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Maila Tritto

Canosa, esasperati  i residenti di via Livatino: «invisibili» per l’agenzia Arca

Al civico 15 calcinacci lastre di marmo e un ascensore fantasma

Domenica 21 Agosto 2022, 12:09

CANOSA - Calcinacci e non solo, lastre di marmo e un ascensore fantasma. È questo lo scenario se si passa davanti al numero 15 di via Livatino, là dove gli inquilini della palazzina vivono una situazione di vero e proprio disagio. Specialmente perché la maggior parte sono anziani e ci sono persino alcuni disabili che non possono uscire facilmente dalla propria abitazione.
Oltre il danno la beffa. Riescono a spostarsi solo quando vengono aiutati dai soccorritori per recarsi in ospedale. Al telefono la Gazzetta sente uno degli inquilini, Sabino Cannone di 76 anni con una moglie disabile che non può deambulare, impensabile scendere le scale. È stato proprio lui, a nome di tutti gli altri, ad aver sollecitato più volte l’Arca Bari per fare luce sulla questione. E sperare di risolvere il rebus.

IL RACCONTO DI SABINO - «Sono circa quarant’anni che abito al numero 15 di via Livatino – racconta Sabino – è una palazzina di quattro piani ed io, con mia moglie, ci troviamo al piano rialzato. Lei è disabile al cento per cento con accompagnamento e sono più di vent’anni che si trova in queste condizioni. Esce soltanto quando dobbiamo andare in ospedale, quando la vengono a prendere con l’ambulanza». Sabino racconta la sua storia con un tono che lascia intendere le tante difficoltà che lui e la moglie vivono ogni giorno. E non solo. Anche tutti gli altri. «Anche se mia moglie, purtroppo, si è abituata a questa situazione, io non voglio vederla in quelle condizioni. Ho chiamato più volte l’ingegnere di quella che un tempo era l’ex Iacp ora Arca Bari, ma hanno sempre fatto orecchie da mercante».

PRESENZA DI DIVERSAMENTE ABILI - In realtà, proprio in quella palazzina ci sarebbero tre disabili e quindi non solo la moglie di Sabino. «La situazione è stata segnalata così tante volte che ormai non si contano più, ma la risposta è sempre la stessa: vediamo se c’è qualcuno che non si prende i soldi per venire a fare un controllo». E quindi che cosa accade? «L’ascensore non è stato nemmeno collaudato – incalza Sabino, mortificato – neanche quando ci hanno dato le case quarant’anni fa. Siamo sempre andati avanti in questo modo. Non ne possiamo veramente più. Non posso vedere mia moglie bloccata in casa, seduta alla carrozzina, non può neanche prendere un po’ d’aria».
«Se io avessi l’ascensore la accompagnerei – racconta ancora – e piano piano la farei uscire. E invece non va così, da vent’anni. Ed è un peccato non poter fare nulla. Se ne parla tanto di barriere architettoniche, noi paghiamo il fitto da quarant’anni e non abbiamo neppure i servizi».

SITUAZIONE PARADOSSALE - È quindi una situazione paradossale e fa riflettere ancor di più su quelle carenze, anche perché gli inquilini non hanno neanche il minimo indispensabile. «Le palazzine esternamente sono stonacate – aggiunge Sabino – addirittura dal quarto piano cadono dei marmi. Tante volte sono andato a Bari per sollecitare, non ce la faccio più ma sarei andato anche oggi». «Sono passati cinque mesi da quando ho sollecitato l’ultima volta. Quell’ascensore non è stato mai aperto, non sappiamo neanche che cosa c’è all’interno. Mia moglie non esce neanche sul balcone perché è stretto e trascorre il suo tempo in cucina. Ad aspettare». E di certo non un aiuto dal cielo.

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