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Cobema, a Canosa adesso trema la Provincia

 
Massimiliano Scagliarini

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Massimiliano Scagliarini

Canosa, la discarica Cobema

Sigilli alla discarica e perquisizioni nella sede dell’ente: «Lavori eseguiti male»

Giovedì 03 Marzo 2022, 09:59

CANOSA - I lavori per la messa in sicurezza della discarica Cobema di Canosa potrebbero essere stati eseguiti in maniera non corretta. Per questo il procuratore di Trani, Renato Nitti, lunedì ha fatto eseguire un decreto di sequestro probatorio sul sito di contrada Tufarelle. Ma soprattutto ha mandato i finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Barletta a perquisire la sede della Provincia Bat, alla ricerca della documentazione sui lavori affidati nell’agosto 2020 all’impresa Robertazzi di San Gregorio Magno. L’ipotesi di indagine riguarda reati ambientali (inquinamento e omessa bonifica), ma è possibile che la Procura stia seguendo anche altre piste.


La discarica di rifiuti speciali Cobema, chiusa nel 2005, nelle scorse settimane è stata al centro di un incidente probatorio davanti al gip Ivan Barlafante in cui è stata discussa la perizia predisposta dal geologo Giovanni Caputo. Dalla relazione chiesta dalla Procura sono emerse «criticità» nell’esecuzione dei lavori di messa in sicurezza, in quanto il telo superficiale di Hdpe è «lesionato in più punti», forse perché danneggiato dal pietrame appuntito di copertura, o perché «non è stato saldato bene», oppure ancora come conseguenza di «passaggio dei mezzi pesanti» o per il «deterioramento» del telo (fotografato dal perito il 3 gennaio). Fatto sta che le lesioni del telo, secondo il geologo, stanno provocando «l’infiltrazione delle acque meteoriche nel corpo della discarica», con la formazione di nuovo percolato. Il perito ha dunque ipotizzato che il fondo della discarica non sia (o non sia più) impermeabile, tanto da contaminare con il percolato i terreni sottostanti che sono diventati «sorgente secondaria di contaminazione» dell’area, fino a una profondità di 20-30 metri, e ha rilevato la presenza di circa 51mila metri cubi di rifiuti sparsi nella vegetazione. E questo, appunto, nonostante i lavori che avrebbero dovuto stabilizzare la situazione.


I finanzieri, agli ordini del comandante provinciale Rino Mattiace, hanno perquisito gli uffici della Provincia, a Barletta, accompagnati dal consulente tecnico nominato dal procuratore Nitti, il geometra Michele Clary. Nel corso della perquisizione sono stati acquisiti documenti da alcuni funzionari dell’ente: uno di loro ha consegnato una chiavetta contenente gran parte degli atti di gara. L’appalto per le attività di post-gestione della discarica è stato aggiudicato nell’agosto 2020 per 3,3 milioni di euro e - questa l’ipotesi da riscontrare - potrebbe non essere stato eseguito correttamente: la Procura considera parte offesa il ministero della Transizione ecologica, la Regione e il Comune (che si è già costituito) ma non la Provincia, che - per quanto si comprende dal decreto di perquisizione notificato lunedì - potrebbe non essere intervenuta tempestivamente e potrebbe non aver vigilato «per la mancata rilevazione della inadeguatezza della membrana inferiore».


Il fascicolo del procuratore Nitti, aperto nel 2020, vede tra gli indagati i legali rappresentanti della Cobema e la stessa società: sono tutti accusati di aver abbandonato il sito e di non aver messo in atto quanto disposto dalla Provincia di Bari già nel 2005, così aggravando una situazione ambientale all'epoca già compromessa. I lavori - finanziati dal ministero - sono infatti partiti solo dopo l’avvio dell’inchiesta e potrebbero non essere stati eseguiti correttamente. Ecco perché tra gli indagati potrebbero figurare anche dirigenti e funzionari pubblici.

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