BASILICATA - Senza il campo allargato alle forze centriste, difficilmente il centrodestra avrebbe ottenuto una vittoria così netta, con quattordici punti percentuali di distacco sul candidato del centro sinistra Piero Marrese, che si è fermato al 42,16% dei consensi.
Determinanti e incisivi per la corsa alle poltrone, le forze politiche Azione di Carlo Calenda che ha ottenuto il 7,51% dei voti, e Orgoglio lucano con Italia Viva di Matteo Renzi, un tris di assi che insieme hanno conquistato il 15% dei consensi. Lega in discesa rispetto al 2019 ma in salita Fratelli d’Italia che con il 17,39% dei voti, si è aggiudicato il posto di primo partito in Regione. Ad ammettere il ruolo decisivo del terzo polo nella competizione elettorale, lo stesso Vito Bardi, riconfermato alla presidenza della Regione Basilicata con il centrodestra, che a poche ore dalla vittoria, ha parlato dell’allargamento della coalizione come di un «risultato positivo per la Basilicata, basato sulla condivisione dei programmi anche con Azione e Italia Viva».
Non solo le parole del presidente, ma anche i dati lo dimostrano e le vittorie personali. Tra queste figura sicuramente Marcello Pittella di Azione, ex presidente Pd della Regione eletto con 150mila voti nel 2013, con il 59,60% di preferenze, pari a 148.696 voti. Solo per avere una misura del consenso ottenuto, il suo rivale di centrodestra riuscì a ottenerne 48.370 (19,4%) quello del M5s circa 33mila (13%). E il più votato alle elezioni regionali del 2019, eletto col maggior numero di voti e preferenze (8.803) tra i candidati di tutte le liste della regione.
Nell’agosto del 2022 si concretizza il passaggio in Azione di Carlo Calenda. Per Pittella, medico chirurgo, nato a Lauria in provincia di Potenza nel 1962, più che un premio, il risultato raggiunto è una riconferma del lavoro fatto in questi anni.
«Un risultato per nulla scontato - ribatte - sono contento, soddisfatto, ma non c’era nulla di certo. Anzi, - aggiunge - per molti sembrava un salto nel buio, poi la mossa si è dimostrata invece, per quanto quasi condizionata, azzeccata, e ha dato risultati insperati».
Sull’astensionismo il commento è di poche battute «anche l’altra volta non è che sia stato da meno», dice, poi aggiunge, spiegando che «finché la politica non dimostrerà empatia e un rapporto stretto con i cittadini, non vi è dubbio, che il cittadino se ne allontanerà. La campagna elettorale va fatta tra le gente, io l’ho gestita così, come normalmente gestisco i rapporti con la gente, cioè in modo molto stretto e intenso».
Per Pittella, «bisogna stare nelle case delle persone, nei vicoli, nei quartieri anche quelli più decentrati e periferici. Bisogna conoscere il territorio e girarlo anche quando non c’è la campagna elettorale, quello che io faccio da una vita. I comizi - sottolinea - non servono quasi più a nulla, se non c’è il contatto e una programmazione che trasferisci in prossimità diventa difficile pensare di poter ottenere il risultati». L’asse della discussione si sposta poi su ciò che accadrà all’interno della maggioranza di governo.
«Quali saranno gli equilibri è tutto da vedere - ribatte - non c’è stato ancora un incontro in cui abbiamo potuto avere un primo confronto tra le forze politiche. Con un po’ di buon senso si troverà la quadratura del cerchio. È chiaro che il presidente Bardi dovrà ascoltare tute le forze politiche». In realtà, prosegue «adesso più che un ragionamento di posizionamento, farei un ragionamento programmatico, di qualità da mettere in campo rispetto alle azioni amministrative. Non dimentichiamo che è stato il programma l’elemento di congiunzione. Abbiamo condiviso e proposto dieci punti che per noi sono il Vangelo, la strada maestra da seguire, ed è quello su cui mi concentrerei adesso, più che su valutazioni politiche», che Pittella invece lascia al centro destra strettamente inteso, perché «ad oggi - rimarca - non mi sembra che Azione faccia parte in maniera organica del centro destra. È una forza centrista repubblicana che si cimenta su fatti programmatici».
Quanto ai rapporti con il centro sinistra. «Non c’è nessun rapporto - sottolinea - Possono esserci rapporti buoni e discreti di carattere personale ma rapporti politici per intenderci non ce ne sono. Non ho sentito nessuno, e non ho aperto interlocuzioni con alcuno e viceversa, ovviamente. Mi sembra che in questo momento tutti quanti stanno analizzando il voto nel proprio riserbo, non c’è una discussione aperta».
Infine uno sguardo sui primi cento giorni di governo. Il primo punto sarà sicuramente «il piano sanitario regionale per me essenziale, e poi il piano socio assistenziale e sociale, tutto ciò che riguarda la risposta in termini di salute e benessere dei cittadini, fatta nel tempo necessario perché sia ben discussa e condivisa. Del resto- conclude- il bene del cittadino è indispensabile».