POTENZA - Scommesse, gratta e vinci, lotterie & C. Gli italiani sono tra i giocatori più incalliti d’Europa: solo nel primo trimestre del 2023 (gli ultimi dati utili) sono stati spesi 35.026,47 milioni di euro per tentare la fortuna, con un 14% in più rispetto allo stesso periodo del 2022, anno in cui già c'era stato un incremento totale del 23% rispetto al periodo pre-Covid. La Basilicata è in linea con quanto sta accadendo nel resto del Paese, ma nel territorio lucano la percentuale di donne «malate di gioco» è in crescita più che altrove (in un anno, dal 2022 ad oggi, +2,5% in Italia, +5,5% in Basilicata).
Nel territorio lucano, inoltre, si registra un aumento della richiesta di presa in carico presso il Serd (Servizio per le dipendenze patologiche) e la spesa pro capite delle famiglie lucane per il gioco varia dai 140 ai 240 euro mensili. Dato in netto aumento rispetto agli anni precedenti: è quanto sottolinea Sabato Alvino, psicologo psicoterapeuta e responsabile servizi disturbi da gioco d’azzardo dell’associazione Insieme Onlus di Potenza.
Da quanti anni sono attivi i vostri servizi per fronteggiare il fenomeno?
«Circa dieci anni fa abbiamo attivato uno sportello d’ascolto gratuito su Potenza e poi quando, nel 2017, il gioco d’azzardo è stato riconosciuto nei livelli minimi di assistenza, abbiamo cominciato a collaborare con il Serd facendo un vero e proprio percorso comunitario. Il servizio è rivolto a utenti e familiari con problematiche di gioco d’azzardo ed offre interventi di informazione, consulenza, valutazione ed eventuale».
Prevale la presenza femminile o maschile di dipendenti da gioco d’azzardo?
«A livello nazionale e locale si registra un aumento del gioco d’azzardo anche al femminile. Nella nostra esperienza di comunità, però, abbiamo aiutato soltanto persone di sesso maschile».
Quali sono le cause scatenanti?
«È una vera dipendenza, ma senza sostanza, sovrapponibile alla dipendenza da eroina, cannabinoidi, alcolismo. Non ci sono ad oggi cause lineari scatenanti, ma diversi fattori che portano ad essa: sintomi ambientali, individuali relativi alla genetica o temperamentali della persona e sociali indiretti come le condizioni socio economiche».
La pandemia ha inciso in questa problematica?
«La pandemia inizialmente ha abbassato i numeri del gioco d’azzardo, ma da un punto di vista solo visivo perché in realtà con lo sviluppo tecnologico si può tranquillamente giocare da casa anche con minore controllo e mancanza di spostamento. Dopo la pandemia si è riscontrato un boom rispetto alle giocate ed alle affluenze nelle sale da gioco».
L’evoluzione tecnologica ha peggiorato lo scenario?
«Rispetto al gioco d’azzardo classico, si pensi alla schedina, con le scommesse live gli studi sottolineano che, abbassando i tempi della giocata, aumentano le giocate anche perché questo permette al giocatore di giocare in maniera compulsiva più volte durante la giornata, mentre prima giocava una volta alla settimana. Oggi non solo si è velocizzato il tempo della giocata, ma anche della vincita».
Vi sono suggerimenti di prevenzione?
«Occorre tenere presente l’aspetto comportamentale dell’individuo, le relazioni, gli aspetti psicologici e non sottovalutare l’aspetto legislativo del gioco d’azzardo. Si pensi allo Stato che, con il monopolio, da un lato invita a giocare attraverso la pubblicità e dall’altro cura. È un grande paradosso. Bisognerebbe non tanto limitare il gioco d’azzardo, ma prendersene cura come indicazione a tutti i livelli: familiare, relazionale, psicologico e legislativo soprattutto».