POTENZA - Per ora non ci sono numeri ufficiali ma sono già numerosi i docenti lucani (e del Sud) che dovrebbero dal primo settembre prendere l’incarico di una cattedra al centro e al nord e che rinunciano. Il problema principale è il caro alloggi che con il «caro vita» influisce sulle scelte. Gli stipendi iniziali anche di 1.200-1.300 euro netti (possono arrivare a 1.500 netti secondo l’orario di cattedra), specie nelle grandi città, sono insufficienti.
Secondo il sindacato, da sempre sensibile al tema, c’è anche un altro aspetto che frena gli spostamenti: i vincoli normativi alla mobilità: salvo eccezioni, bisogna di norma poi aspettare tre anni prima di poter chiedere un trasferimento. Emblematico quanto successo per la «mini call veloce», che ha messo in luce come molti di questi insegnanti lucani e meridionali, pur essendo interessati a lavorare nell’Emilia-Romagna, rinunciano ai posti a tempo indeterminato a causa dei costi elevati degli affitti. Un caso particolarmente significativo si è verificato a Modena. Nonostante ci fossero 232 posizioni disponibili per gli insegnanti di sostegno, ben 80 di essi, provenienti da altre regioni, hanno rifiutato l’offerta. In Lombardia la situazione non è difforme: su 2.600 posti, le proposte arrivate dai docenti sono appena un centinaio. E così di anno in anno moltissime cattedre al Nord rimangono senza professori di ruolo e andranno a supplenza. I sindacati, anche per questo fenomeno, stimano già un 2023/24 con circa 200mila supplenti.
«È un danno per i precari ma soprattutto per gli alunni ai quali non viene garantita la continuità didattica»: così la Uil Scuola Rua Basilicata. «Avevamo proposto al ministro Valditara una ricetta: trasformare tutti i posti vacanti da organico di fatto a organico di diritto. Il tutto, quindi – afferma il segretario Luigi Veltri - stabilizzando 250 mila precari, costerebbe 180 milioni di euro, circa 715 euro a precario. Pur apprezzando quanto fatto dalla direzione regionale e dagli ambiti provinciali, che con celerità stanno svolgendo le attività di immissioni in ruolo - aggiunge - rimangono le difficoltà della gestione degli incarichi affidati ancora una volta all’algoritmo con gli errori ed i vincoli impostati dal gestore. Si procederà con le nomine a fine settembre, primi di ottobre. Gli alunni rischiano – afferma Veltri - di cambiare anche tre docenti all’inizio dell’anno sulla stessa disciplina. A questo si aggiunge il problema sul sostegno: servono 80mila docenti di ruolo per la copertura dei posti su sostegno. Un’altra nostra rivendicazione è riaprire il numero chiuso delle università che specializzano sul sostegno evitando così le speculazioni sui titoli conseguiti all’estero».
Intanto saranno al Nord e in Sardegna i posti disponibili per i dirigenti neo immessi in ruolo. Il Centro e Sud Italia a posti zero. Questa la situazione: Lombardia 154 posti, Veneto 74, Piemonte 56, Emilia-Romagna 40, Liguria 13, Friuli Venezia Giulia 12, Sardegna 5, Toscana 2. Nessuna disponibilità per Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Marche, Molise, Puglia, Sicilia, Umbria.
Su un totale di 356 posti disponibili per le immissioni in ruolo, ne saranno assegnati solo 223, distribuiti in questo modo: 44 concorso 2011 (Campania); 13 posti legge 107/2015 (Sicilia); 166 concorso 2017 (si esaurirà la graduatoria); a questi si aggiungeranno i 57 mantenimenti in servizio. Con questi numeri – osserva la Uil Scuola – saranno molte le scuole senza dirigenti scolastici titolari e senza docenti titolari. Il destino di moltissime scuole sottodimensionate sarà quello di ulteriori reggenze. Le scuole – evidenzia la Uil Scuola - devono funzionare nel migliore dei modi, per questo è necessario individuare nella prossima manovra finanziaria ulteriori risorse per garantire la proroga dei contratti del personale Ata che scadono il 31 dicembre. Una proroga tanto più necessaria in funzione del sovraccarico di lavoro che le attività connesse al PNRR hanno portato nelle scuole, che ricade su segreterie e dirigenti.
Il Ministro Valditara è intanto intervenuto con una idea che possa consentire lo sblocco di questo impasse. «Molti docenti del Sud non si vogliono trasferire al Nord. Stiamo ragionando con qualche regione per mettere a disposizione degli appartamenti. Dobbiamo far sì che fare il docente in una regione diversa non significa perdere ulteriormente status sociale», ha detto Valditara. L’idea del ministro è «di mettere a disposizione a canone sociale per quei docenti che si devono trasferire. Serve una politica intelligente».