Oltre le barriere mentali
Viaggio in bici con una gamba, la tappa lucana di Andrea Devicenzi
«La disabilità non è un ostacolo»
FRANCAVILLA IN SINNI - Le vere barriere sono mentali. Perché quando nella vita ti capita qualcosa che, improvvisamente, manda all’aria quello che avevi immaginato fosse il meglio per te, è possibile seguire un percorso di cambiamento che non rappresenta un «accontentarsi», anzi. E’ un nuovo modo di vedere le cose, una prospettiva mai priva di belle sorprese. E scoperte. E, in molti casi, sfide. Lo sa bene Andrea Devicenzi, che questo percorso lo ha intrapreso dopo che il mondo gli è crollato addosso, quando aveva appena 17 anni. Lombardo, a causa di un brutto incidente in moto ha perso una gamba. «E non pensate che abbia ricominciato il giorno dopo o dopo un anno- dice- il percorso è sempre personale, un passo alla volta. Letteralemente».
Andrea ha fatto tappa in Basilicata, in un evento organizzato, tra gli altri, dalla Federazione Italiana Ambiente e bici e da Antonella Ventruto, ed ha incontrato gli studenti di Policoro e di Francavilla in Sinni e i cittadini (tra cui molti sportivi) in una serata al Columbia Multisala. ‘«Sono una sportiva, amo lo sport e volevo che il messaggio di forza e di volontà di Andrea fosse veicolato, soprattutto ai giovanissimi, perché lui è davvero un esempio da seguire’» ha detto l’organizzatrice.
Andrea, che oggi ha 50 anni, è tante cose: un atleta paralimpico plurimedagliato, un coach, un motivatore, un imprenditore. Ha scritto un libro («ma non sono uno scrittore» precisa) e, alla ricerca di nuove sfide, viaggia per il mondo con la sua bicicletta. L’ultimo viaggio è stato nella terra bellissima e indomata dell’ Islanda, insieme con Andrea Baglio e Simone Pinzolo.
«Il viaggio è metafora della vita- dice Andrea- perché è imprevedibile. Per quanto tu possa essere preparato, come nella vita, può accadere sempre l’imprevisto che ti costringe a buttar via tutto il lavoro che hai fatto prima oppure modificarlo e lì è importante avere chiara la meta che vuoi raggiungere. E’ successo anche in Islanda. Avevamo pianificato tutto ma durante ci sono stati degli inconvenienti che ci hanno obbligato a modificare il programma. Ma siamo riusciti ad arrivare alla meta».
«Ognuno deve trovare il proprio percorso- ci ha detto- io spiego qual è stato il mio, perché è sicuramente importante trovare la motivazione e trovare degli stimoli nuovi. Innanzitutto si deve partire nel riconoscere la nuova condizione, che nel mio caso voleva dire staccarmi dall’idea di ritornare con una gamba a fare le cose che facevo con due. Tante sono ancora possibili, come nel caso del viaggio in Islanda. Ma, per esempio, non è stato più possibile lavorare come padre o giocare a calcio».
«Con i più giovani parlo di talento- continua- è fondamentale scoprire quello che ci piace fare. Non esiste un’unica ricetta o un unico slogan per motivare le persone. Anzi, più che parlare a me piace soprattutto ascoltare gli altri, perché le storie che gli altri ti raccontano, le loro esperienze personali, sono sempre maestre di vita, ti insegnano sempre qualcosa. E solo conoscendo ognuna delle persone che incontri riesci a tirare fuori il meglio».