Un’ogiva ritrovata sull’asfalto e una ferita d’arma da fuoco alla gamba sinistra. Parte da questi due elementi l’indagine dei carabinieri di Molfetta, impegnati a ricostruire chi abbia premuto il grilletto contro Francesco Brattoli, 45 anni, molfettese, volto già noto alle forze dell’ordine per vecchi precedenti legati allo spaccio. È stato lui, sabato sera, a presentarsi da solo al pronto soccorso «Don Tonino Bello» intorno alle 19.30, con un foro evidente all’altezza della coscia. Non è in pericolo di vita, ma la dinamica del ferimento è tutt’altro che chiara.
Brattoli avrebbe riferito ai militari di trovarsi in via Cormio, all’angolo con via Minervini, quando avrebbe avvertito «un bruciore improvviso». Secondo una prima ricostruzione potrebbe essere stato affiancato da uno scooter con due persone a bordo: il passeggero avrebbe estratto una pistola e sparato un solo colpo, poi fuggendo a tutta velocità tra le strade del quartiere Paradiso.
La zona è stata setacciata per ore. Oltre all’ogiva, recuperata poco distante, i militari hanno cercato tracce di sangue e immagini delle telecamere di sorveglianza. L’ipotesi più accreditata resta quella del regolamento di conti legato al microspaccio, un ambiente che negli anni passati aveva già trascinato Brattoli in diverse indagini.
Il contesto familiare non è meno ingombrante. Brattoli è il fratello di Tonuccio, finito al centro, nel 2013, di un’inchiesta sul «taglio del telo»: una banda specializzata nei furti ai tir stranieri in sosta nelle aree di servizio del Nord Italia. Le indagini ricostruirono una serie di colpi messi a segno in poche settimane, sempre con la stessa tecnica: squarciare il telone del camion, sottrarre la merce e sparire prima che il conducente possa accorgersene.
Ancor più noto lo zio, Cristoforo Brattoli, oggi libero ma condannato in appello a 18 anni per l’omicidio del sindaco Gianni Carnicella, avvenuto il 7 luglio 1992. Una ferita ancora viva nella memoria della città: Carnicella era in carica da appena cinque mesi quando venne assassinato all’ingresso della chiesa di San Bernardino, dopo aver vietato un concerto organizzato da esponenti della criminalità molfettese, tra cui lo stesso Brattoli. Un delitto che segnò profondamente Molfetta e che fu seguito dalle grandi operazioni «Primavera» e «Reset».
Ora gli investigatori stanno cercando di capire se il ferimento di sabato sia un episodio isolato o l’eco di tensioni più ampie.
















