Mercoledì 12 Novembre 2025 | 16:37

«Il Bari è in confusione e le colpe sono di tutti»

«Il Bari è in confusione e le colpe sono di tutti»

 
pierpaolo paterno

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pierpaolo paterno

«Il Bari è in confusione e le colpe sono di tutti»

Terracenere: «Società poco ambiziosa e squadra fragile»

Mercoledì 12 Novembre 2025, 15:11

Dopo undici partite giocate su dodici giornate di campionato, il Bari continua a vivere una stagione di chiaroscuri, alternando prestazioni convincenti a cali di tensione difficili da spiegare. I numeri non mentono. Tredici punti in classifica, esattamente come un anno fa, segno di un passo che ancora non decolla. Eppure, qualcosa sembra muoversi, soprattutto nel reparto offensivo, dove Moncini sta confermando il suo valore e Gytkjaer, finalmente, si è sbloccato con due gol consecutivi contro Cesena e Spezia.

L’impianto di gioco, il 3-4-1-2 scelto da Caserta, appare sulla carta il più adatto a valorizzare la rosa, ma i dubbi non mancano. Antonucci fatica a trovare continuità nel ruolo di trequartista, Maggiore appare fuori ritmo, mentre Castrovilli procede a scartamento ridotto e Partipilo non è ancora riuscito a lasciare il segno. A destare maggiori preoccupazioni è però la difesa, spesso insicura e con poche alternative di livello. Il pari del “Picco” contro una squadra in crisi e in dieci per tutto il secondo tempo ha smorzato l’entusiasmo generato dalle vittorie su Mantova e Cesena, restituendo l’immagine di un gruppo ancora fragile, privo di quella personalità che serve per ambire ad entrare nella zona playoff. In vista della sosta, l’obiettivo sarà ritrovare equilibrio e compattezza, anche perché alla ripresa ci sarà subito un test severo: il Frosinone, quarto in classifica, imbattuto da quattro turni e con il miglior attacco del campionato (22 gol), guidato da Schiavi, l’ex Koutsoupias e il talentuoso Ghedjemis.

Tanti temi analizzati da Angelo Terracenere, ex biancorosso e voce esperta del calcio barese:

Mister, partiamo dal bilancio generale. Dopo undici partite e 13 punti, lo stesso bottino dello scorso anno, che idea si è fatto di questo Bari?

«È un Bari ancora a caccia di identità. I nomi non mancano, ma se Caserta ogni settimana cambia moduli e scelte vuol dire che manca un assetto stabile. Credo che il 3-5-2 sia l’abito migliore da indossare».

Le ultime uscite sembrano mostrare una squadra che gioca bene solo a tratti. È un problema di condizione fisica o di mentalità?

«Credo ci siano problemi di condizione fisica e di conoscenza tra i calciatori. Sono trascorsi tre mesi dal via, ma il gruppo è quasi tutto nuovo. Per trovare la compattezza, Caserta deve attuare un solo modulo tattico evitando continui cambiamenti. Altrimenti, si va in confusione».

Il modulo 3-4-1-2 proposto da Caserta pare dare equilibrio, ma secondo lei gli interpreti sono quelli giusti?

«Nella retrovia ci sono elementi che possono fare i quinti. Mettersi in cinque dietro, in fase di non possesso, è la scelta migliore. Si prendono troppi gol facilmente. Servono anche centrocampisti che facciano filtro. Mancano incontristi e gente di rottura».

Antonucci trequartista e Maggiore in mezzo. Soluzione da confermare o esperimento fallito?

«A vedere i risultati, con 4 punti in due gare, l’esperimento è valido. Non si può dire altrettanto sul piano delle prestazioni».

Castrovilli e Partipilo restano due incognite. Quanto può pesare il loro mancato apporto nella costruzione del gioco?

«Mancano tanto. Su loro due, il Bari puntava tantissimo sul piano qualitativo. Due elementi che saltano l’avversario e fanno la differenza. In B, non se ne trovano. Castrovilli aveva iniziato bene. Avrà problemi fisici. Partipilo dovrebbe far fare il salto di qualità. È un discorso di testa. Deve entrare nei dettami tattici del mister. Deve giocare esterno nel 4-3-3. Altrimenti, dietro le punte con Castrovilli in mediana davanti la difesa. A centrocampo serve un uomo in più per maggiore copertura».

In attacco, invece, arrivano finalmente i gol di Moncini e Gytkjaer. Può essere questo il segnale di svolta che Caserta aspettava?

«Una bella coppia per la B. Speriamo che il danese si sia svegliato. Come score non possiamo lamentarci. È giusto che giochino insieme davanti».

La difesa, però, resta un problema evidente con pochi ricambi e troppe distrazioni. È solo una questione di uomini o anche di organizzazione?

«Entrambe. Quando ci sono limiti tecnici, vedi gli errori commessi a La Spezia, pesano le pecche individuali. Nel complesso, però, le mancanze difensive dipendono anche da un centrocampo che non protegge. Si difende in dieci».

Il pareggio di La Spezia ha lasciato l’amaro in bocca. Dopo due vittorie di fila, si aspettava un passo falso del genere?

«Dopo un bel primo tempo e l’avversario in dieci, dovevi sfruttare l’occasione massacrando uno Spezia in difficoltà. Era importantissimo ottenere la terza vittoria di fila. E, invece, si è persino rischiato di perdere. In Liguria il Bari non è stato squadra».

A suo avviso, di chi è la responsabilità principale di questa discontinuità: dell’allenatore, dei giocatori o della società?

«Tutti, nessuno escluso. È un minestrone di responsabilità. La società non compra come dovrebbe. Il mister va in confusione tattica e i giocatori ci mettono del loro in senso negativo. In genere, la salsa è saporita se i pomodori sono buoni».

La sosta arriva nel momento giusto: può davvero servire a sistemare i nodi tattici e mentali della squadra in vista del difficile impegno col Frosinone?

«Non sono convinto che la sosta serva. Quando si fa male, fermarsi aiuta solo a placare l’ambiente. Ora bisogna darsi una mossa. Ci vuole poco a ribaltare la classifica. Bastano alcune vittorie per rabbonire i tifosi».

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