«Il Brt rischia di essere un colpo di grazia per il commercio a Carrassi». Non si arrestano le preoccupazioni di un quartiere che sta manifestando più di altri la preoccupazione per l’arrivo del nuovo e rivoluzionario mezzo di trasporto pubblico cittadino. Dopo la riunione avvenuta nella tarda serata di giovedì del comitato «No Brt», continuano a costituirsi associazioni di residenti e commercianti che invocano chiarimenti, modifiche e rassicurazioni sul progetto complessivo. Per tale ragione, nel rione è già scattata una raccolta firme che ha raggiunto oltre 1.500 adesioni, così come sono destinate ad aumentare riunioni, proteste, persino l’avvio di azioni legali. Oltre il comitato, sono due i consorzi attivi di commercianti: «La Formica» e «L.u.c.a.» (Libera unione commercianti Apulia). «La zona del Municipio 2 e Carrassi sono le zone decisamente più danneggiate dal progetto, in particolare dal passaggio della linea lilla: per tale ragione è doveroso cercare la massima tutela», spiega Luigi Catinella, commerciante storico della zona che da poco ha passato la mano alla figlia della sua attività nel settore dell’abbigliamento.
«Con un gruppo di colleghi – prosegue Catinella – abbiamo provato ad analizzare nel dettaglio lo studio di fattibilità, ovvero l’unica traccia ossi perseguibile perché il progetto definitivo non è reso disponibile. Ebbene, innanzitutto emergono forzature evidenti sulla viabilità. Basti pensare che il Brt, per arrivare in centro, sarà costretto ad un passaggio in contromano sul ponte «XX settembre» tagliando la pista ciclabile che quindi dovrà essere parzialmente eliminata: il ponte rischia così di ridursi ad una sola carreggiata triplicando la mole di traffico. Situazione ancora più complessa nel percorso inverso, quando il pullman imboccherà corso Benedetto Croce: i marciapiedi, già stretti e in sofferenza, saranno ulteriormente avvicinati alle carreggiate, con il concreto pericolo di auto irrimediabilmente imbottigliate e una sicurezza precaria per i passanti. Soffriranno in egual misura anche via Don Luigi Sturzo e via Papa Giovanni XXIII, dove spariranno posti auto, stalli per gli invalidi e per le farmacie. Non solo: ho avuto modo di vedere alcuni modelli grafici delle nuove pensiline che saranno molto più elaborate rispetto a quelle degli autobus ordinari. Mi sembrano talmente ampie da oscurare i negozi. Ma a questa obiezione, dall’amministrazione comunale è stato risposto che la sola linea lilla trasporterà circa tremila persone al giorno».
Dubbi giungono pure sulla modalità del percorso. Al punto che alcuni residenti e commercianti di Carrassi stanno provando a «simulare» in auto il tracciato della linea lilla. «Ci ho provato anch’io impiegando otto minuti, ovvero due in più rispetto ai sei previsti nel progetto Brt», afferma ancora Catinella. «È vero: una vettura privata non dispone certo di una corsia preferenziale, eppure mi sembra che il calcolo delle tempistiche sia effettuato soltanto in modo empirico. Le fermate sono ben 15 e richiederanno tempi per salire e scendere, senza contare facili imprevisti. Credetemi, non voglio contestare una rivoluzione culturale, ma la gente che utilizza un mezzo per spostarsi, magari da e verso il centro, è diversa dall’utenza che, invece, si reca appositamente in una zona in cui magari è cliente dei negozi di prossimità. In questo modo, ci sentiamo cittadini di serie B rispetto al cuore della città. Ci ritroveremo con attività commerciali al collasso e proprietà immobiliari deprezzate: chi compra dove non si potrà parcheggiare e non ci sarà un’effettiva vita di quartiere?».
Il quartiere, comunque, non è disposto ad arrendersi. «Non discutiamo il Brt», conclude Catinella. «Abbiamo studiato i benefici di un mezzo che effettivamente si è dimostrato determinante nelle nazioni del Nord Europa. Tuttavia, sono convinto che altrove sia stato concepito su altri criteri. Nei pochi dialoghi intrattenuti con l’amministrazione, invece, sembra che lo stuidio barese sia stato sviluppato da un software anche molto costoso. La realtà, però, si misura sul campo. Ci auguriamo di avere la possibilità di nuovi confronti per trovare soluzioni condivise ed efficaci. In caso contrario, saremo costretti a tutelarci e siamo disposti a ricorrere persino alla corte Europea dei diritti dell’uomo. A Bruxelles qualcuno ci ascolterà».