Sabato 06 Settembre 2025 | 18:37

Concorso in bancarotta e usura bancaria, l’ex presidente della Bcc Conversano e altri 5 chiedono abbreviato

 
Concorso in bancarotta e usura bancaria, l’ex presidente della Bcc Conversano e altri 5 chiedono abbreviato

L'inchiesta in relazione al caso della presunta svendita della masseria Del Monte di Conversano, che avrebbe contribuito al crac della Maiora di Vito Fusillo

Mercoledì 16 Luglio 2025, 20:14

Ha chiesto il giudizio abbreviato l’ex presidente e direttore generale della Bcc di Conversano, Donato Venerito, 75 anni, tra i cinque imputati nell’inchiesta della Procura di Bari su concorso in bancarotta e usura bancaria in relazione al caso della presunta svendita della masseria Del Monte di Conversano che avrebbe contribuito al crac della Maiora di Vito Fusillo.

Hanno chiesto di essere giudicati in abbreviato anche Alessandro Venerito, 44 anni, figlio di Donato, l’imprenditore agricolo Michele D’Attoma, 63 anni (ex consigliere della Bcc) e il figlio Orlando D’Attoma, 27 anni (difeso insieme al padre dagli avvocati Gaetano e Luca Castellaneta), e l’ingegnere Orazio Nicola Trisolini, 61 anni. Per loro il gup Gabriella Pede ha fissato la discussione all’8 ottobre. Ha invece optato per il rito ordinario l’imprenditore Vito Fusillo (difeso dal prof. Vito Mormando e dall’avvocato Francesco Marzullo) , che per l’accusa in cambio della concessione di un mutuo da 2,9 milioni dalla Bcc di Conversano avrebbe ceduto sottocosto la masseria ai figli dei due allora amministratori: per lui l’udienza preliminare è stata aggiornata al 29 settembre. Il gup ha respinto la richiesta del pm Lanfranco Marazia di disporre una nuova perizia sul valore dell’immobile, valore che in un parallelo procedimento civile attivato dalla curatela Maiora (pende appello) è stato invece ritenuto congruo rispetto al prezzo di vendita di 500mila euro (per la Procura varrebbe invece 1,9 milioni).

L’accusa ha depositato una perizia secondo cui la Bcc di Conversano (che non si è costituita parte civile) in base alla normale tecnica bancaria non avrebbe potuto finanziare Soiget in quanto perché la società era indebitata verso Fimco per oltre 8 milioni di euro e «non aveva capacità finanziaria autonoma». A seguito di questa indagine la Bce ha chiesto e ottenuto le dimissioni di Venerito e D’Attoma dal cda della banca, rilevando problemi reputazionali.

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