La Dda di Bari ha chiuso l’ultimo filone dell’inchiesta «Codice Interno» sul presunto intreccio tra mafia, affari e politica. L’atto notificato nei giorni scorsi dai magistrati antimafia Fabio Buquicchio e Marco D’Agostino riguarda 34 indagati, molti dei quali attuali o ex collaboratori di giustizia (come Domenico Milella, un tempo braccio destro del boss di Japigia Eugenio Palermiti, poi «pentito» e poi uscito dal programma di protezione). Il nuovo procedimento racconta, tra le altre cose, la scissione interna al gruppo mafioso di Japigia dopo la primavera di sangue del 2017.
Uno degli episodi contestati dalla Procura è l’occupazione abusiva di un immobile Arca in via Caldarola, a Japigia, dove per anni ha vissuto, senza averne diritto, la nipote del boss del quartiere, Rosanne Palermiti (la casa popolare è stata sgomberata qualche mese fa). Tra gli indagati ci sono anche i capi clan Eugenio e Giovanni Palermiti, padre e figlio, già imputati in un altro processo per associazione mafiosa e ora, in quest’ultimo filone, accusati dell’intestazione fittizia di un autolavaggio e di un fabbricato. Il boss risponde anche del ferimento mafioso di un sodale ritenuto infedele (vicenda risalente al novembre 2013). Il figlio Giovanni, invece, risponde di due estorsioni, in una delle quali, in concorso con altri due complici, si sarebbe spacciato per poliziotto entrando con paletta e pistole in casa di un uomo, chiudendo in bagno la moglie e il figlio di sei mesi, e pretendendo soldi. Nell’altro episodio avrebbe ottenuto 150mila euro dai costruttori di un cantiere in via Oberdan. Questa vicenda sarebbe stata commessa con la complicità di uno degli esponenti di spicco dell’alleato clan Parisi, Radames, accusato anche di una spedizione punitiva nei confronti di un familiare di Milella, per punirlo dopo aver deciso di collaborare con la giustizia, a novembre 2020.
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