BARI - Sarà processato con il rito abbreviato il 21enne Paolo Natale Guglielmi, fratello del boss Luigi, accusato di aver fatto parte del commando che la sera del 31 maggio 2024, alla periferia di Bari, uccise il 38enne Singh Nardev, scelto a caso come «bersaglio umano» da colpire per verificare che la pistola appena acquistata per 250 euro «effettivamente fosse in grado di provocare danni seri». Nelle scorse settimane i magistrati minorili hanno chiesto il giudizio immediato per altri due minorenni - di 17 e 18 anni - accusati di concorso nell’omicidio. Per Guglielmi il processo inizerà il 9 luglio.
«Agghiacciante» è l’aggettivo che il giudice aveva usato nell’ordinanza cautelare per descrivere l’omicidio, commesso «per noia», secondo gli inquirenti, dal gruppetto di tre giovanissimi che quel giorno, indecisi se investire qualche centinaio di euro in una moto o in un’arma, avevano optato per la seconda decidendo subito di testarla. Prima su alcuni cassonetti della spazzatura e poi su un bersaglio umano. Luogo del delitto un ex ospedale abbandonato nel quartiere di Ceglie del Campo, dove avevano trovato rifugio alcuni migranti irregolari senza fissa dimora, tra i quali la vittima. Il 38enne, estraneo a contesti criminali, dormiva lì da alcuni mesi.
Stando a quanto ricostruito dagli investigatori della Squadra mobile, coordinati dal pm Matteo Soave con l’aggiunto Ciro Angelillis, la sera del 31 maggio, dopo qualche birra in compagnia, Singh stava andando a dormire. Intorno alle 22.10 rumori fuori dal casolare, completamente al buio, avevano attirato la sua attenzione. Uscì per vedere chi era, illuminando la via con la torcia del cellulare, trovandosi davanti tre ragazzi, vestiti di nero, con i quali scambiò pochissime battute, poi i due colpi di pistola. Uno si conficcò in pieno petto, uccidendolo sul colpo. Le immagini delle telecamere di videosorveglianza della zona hanno consentito di individuare i presunti autori del delitto, anche grazie alle descrizioni fornite dai testimoni oculari. L’accusa, per Guglielmi e per i due minorenni, è concorso in omicidio volontario pluriaggravato dalla premeditazione e dalla minorata difesa, detenzione e porto di un’arma clandestina e ricettazione.
A rivelare l’inspiegabile movente dell’omicidio è stato Michele Guglielmi, nipote di Paolo Natale e diventato collaboratore di giustizia. «Con quella pistola quella sera - ha spiegato il “pentito” - dovevano fare un casino contro gli Strisciuglio» per vendicare un affronto. Ma prima di aprire il fuoco, avrebbero deciso di testare l’arma «per verificare che funzionasse bene».