BARI - Avrebbero chiesto centomila euro per poter continuare a realizzare l'opera, ricevuta dopo aver vinto un appalto, relativa al miglioramento della viabilità di accesso alla nuova fermata di Modugno, in provincia di Bari. Alle prime luci dell’alba, la Polizia di Stato ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa, lo scorso 17 febbraio, dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale del capoluogo pugliese, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di cinque persone ritenute responsabili, a vario titolo, della tentata estorsione, operata con metodo mafioso. La vittima è un imprenditore edile. In cella sono finiti: il 41enne Vito Nicola Carmosino detto "Il pelato", il 35enne Antonio Losole, il 37enne Michele Emanuele Masi detto "Mastella", il 28enne Francesco Schiavone e il 45enne Michele Spagnuolo, quest'ultimo imparentato con i Capriati di Bari Vecchia e con precedenti per mafia.
L’indagine ha preso origine dalla denuncia della vittima, presentata il 12 gennaio scorso dopo quattro episodi di violente minacce. Di fondamentale importanza sono state le dichiarazioni dei dipendenti dell’azienda i quali, oltre a ripercorrere, puntualmente, i vari tentativi di ottenere il "pizzo", tra agosto 2024 e il 10 gennaio 2025, hanno descritto e riconosciuto gli autori delle presunte azioni estorsive. Non trascurabili, dal punto di vista investigativo, sono state le immagini delle telecamere di video sorveglianza, acquisite ed analizzate dalla Squadra Mobile della Questura di Bari, che ha ricostruito compiutamente gli eventi.
I fatti fanno riferimento a diversi episodi, quando gli indagati, per dimostrare la serietà delle minacce, hanno nuovamente fatto ingresso nel cantiere e, schiaffeggiato uno dei collaboratori della vittima. Inoltre hanno pure cosparso di benzina un escavatore, minacciando di incendiarlo e riferendo che sarebbero tornati il giorno successivo con un potente esplosivo, se l’imprenditore non avesse pagato. Anche per tale ragione il giudice, accogliendo completamente le richieste della Procura della Repubblica, ha contestato loro il metodo mafioso. I destinatari del provvedimento cautelare sarebbero da ricondurre alla criminalità organizzata di Modugno e sono ritenuti vicini al noto clan Capriati di Bari.