BARI - Il 42enne Antonio Rizzi, con precedenti per reati contro il patrimonio e maltrattamenti in famiglia, ha confessato l’omicidio di Francesco Dogna, avvenuto a Santo Spirito lo scorso 7 gennaio. L'uomo, di Bitritto, è stato fermato nella serata di lunedì 13 gennaio, quando probabilmente si stava preparando a scappare per sfuggire all'arresto.
Quella dei carabinieri è stata una indagine lampo, che si è basata anche sul contenuto del pc e del cellulare della vittima. Determinanti anche le testimonianze di alcuni amici e vicini di casa a proposito del Rizzi. "Francesco mi diceva che aveva avuto una relazione sessuale con lui, ricordo che mi diceva "questo è un malavitoso, maledico il giorno in cui l'ho invitato a casa mia, è di Japigia". Ricordo che Francesco aveva una applicazione di incontri omosessuali, Grindr, dove è probabile che abbia conosciuto questa persona di Japigia".
Grazie all’analisi dei primi filmati acquisiti è stato possibile accertare l’orario di entrata e di uscita del presunto assassino all’interno dell’abitazione della vittima, e la successiva fuga a bordo di un’auto parcheggiata in una traversa poco distante, dove venivano rinvenute numerose tracce ematiche. Con l’analisi di ulteriori sistemi di videosorveglianza è stata poi individuata la targa del veicolo. Rizzi e la vittima, qualche giorno prima, si erano scambiati alcuni messaggi, come è emerso successivamente dall’analisi dei computer di Dogna.
In questo modo è stato possibile far luce su una conoscenza di oltre dieci anni, non nota a familiari ed amici, che intercorreva tra i due uomini, che saltuariamente si incontravano anche nell’abitazione di Santo Spirito. Così come è avvenuto la sera del 7 gennaio, quando a causa di una lite sorta verosimilmente per incomprensioni relative all’uso di sostanze stupefacenti, l’assassino ha colpito per oltre ottanta volte il corpo della vittima.
L’uomo stava già pianificando una fuga dal capoluogo pugliese, per raggiungere il nord Italia e poi l’estero.
LA CONFESSIONE
Antonio Rizzi, l’operaio 42enne pregiudicato di Bari fermato ieri sera per l’omicidio volontario aggravato dalla crudeltà di Francesco Dogna, ha confessato agli inquirenti di aver ucciso il 63enne, che viveva da solo nella sua casa del quartiere Santo Spirito di Bari. L’omicidio sarebbe stato commesso la notte tra il 7 e l’8 gennaio al culmine di una lite. Nel decreto di fermo si legge anche che il movente potrebbe risiedere nella volontà di Rizzi di ottenere dei soldi da Dogna a causa delle difficoltà economiche in cui versava.
Dogna, come emerso dall’autopsia, è stato ucciso con 85 fendenti, sferrati con due coltelli recuperati nella cucina dell’appartamento. Nelle prossime ore ci sarà l’udienza di convalida del fermo: Rizzi - che ha precedenti per maltrattamenti in famiglia e reati contro il patrimonio - si trova in carcere a Bari. Da quanto emerso, Dogna e Rizzi si conoscevano da oltre 10 anni, ma il rapporto tra i due era per lo più sconosciuto ad amici e parenti della vittima. Ad alcuni amici, però, nel corso degli anni Dogna avrebbe detto - come riferito dagli stessi agli inquirenti - di una sua frequentazione con un uomo di malaffare, presumibilmente legato alla criminalità organizzata del quartiere Japigia di Bari, e con un tossicodipendente che avrebbe voluto aiutare per superare la sua dipendenza. Questa persona in passato, come si legge sempre nel decreto di fermo, avrebbe invitato Dogna a partecipare ad alcune ricorrenze (battesimo o comunione) del figlio.
L’analisi delle telecamere di sorveglianza della zona, insieme al tracciato Gps della macchina di Rizzi, hanno permesso agli inquirenti (la pm Carla Spagnuolo ha coordinato le indagini dei carabinieri) di individuare e fermare Rizzi a pochi giorni dal delitto, impedendo una sua probabile fuga al nord Italia e all’estero che, sempre per gli inquirenti, l’uomo stava progettando. Rizzi, come emerge dal decreto di fermo, dopo il delitto avrebbe rubato il portafogli e il cellulare a Dogna, che infatti in piena notte risultava a diversi chilometri di distanza dalla sua abitazione. Il 42enne è stato fermato nella casa in cui viveva con moglie e figli.