BARI - La difesa di Giacomo Olivieri, il 65enne ex consigliere regionale al centro dell'indagine «Codice interno» sui rapporti tra mafia e politica a Bari, ha fatto appello al Tribunale della Libertà contro il «no» del gup alla concessione degli arresti domiciliari all’ex avvocato arrestato il 26 febbraio con l’accusa di voto di scambio politico mafioso.
Il gup Giuseppe De Salvatore ha respinto la richiesta dei difensori (gli avvocati Gaetano e Luca Castellaneta) rilevando, su concorde parere della Dda di Bari, che per Olivieri sussistano tutt’ora le esigenze di custodia cautelare in carcere visto che tre giorni prima dell’arresto aveva intrattenuto una chat con un coimputato (poi pure lui arrestato), Michele Nacci, cui chiedeva «30 voti» per la moglie Mari Lorusso in previsione delle elezioni comunali di maggio 2024, facendo balenare in cambio l’ipotesi di fornire al 37enne un aiuto lavorativo.
Gli avvocati di Olivieri insistono sulla mancanza dell'attualità del pericolo di reiterazione, dopo 5 anni dai fatti e 8 mesi di custodia cautelare in carcere in regime di alta sicurezza 3 nel carcere di Lanciano. Secondo la difesa «il Gup ha disapplicato quei principi della Cassazione che hanno legittimato il Tribunale del Riesame di Bari in sede di rinvio a revocare o sostituire le misure cautelari nei confronti degli altri coimputati».
Al momento in carcere ci sono pochissimi degli imputati coinvolti nelle accuse relative allo scambio politico-mafioso dopo gli oltre 130 arresti di febbraio scorso.