BARI - «Spero non vedano i raschi sul polso. Già hanno fatto domande». È il 16 ottobre 2016, due mesi prima della notte del 22 dicembre in cui Claudia De Chirico è stata ritrovata cadavere in un sottopasso di Terlizzi, la testa all’indietro, un cavetto Usb stretto intorno al collo.
La sua fine tragica è un giallo lungo otto anni su cui ora il Tribunale di Trani ha riacceso la luce. Rigettando la quarta richiesta di archiviazione, la gip Marina Chiddo ha ordinato di riaprire le indagini sul fidanzato, Davide Falcetta, oggi 35enne, accusato di maltrattamenti con l’aggravante della morte. La chiave di tutto sono quei messaggi che raccontano una storia di prevaricazioni da cui lei, appena 22enne, non ha la forza di sottrarsi.
Nel 2019 già il precedente gip Maria Grazia Caserta, per due volte, aveva respinto la richiesta di archiviazione, esprimendo «notevoli perplessità sulla dinamica» di quello che era stato presentato come un puro e semplice suicidio e ordinando nuove indagini alla Procura di Trani. A marzo 2020 la Procura generale di Bari ha poi disposto l’avocazione del fascicolo. Ma i nodi sono venuti al pettine solo con l’ordinanza della scorsa settimana, che racconta di indagini con errori e troppi buchi neri...
