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Ex Pop Bari, già 300 parti civili: Jacobini di nuovo alla sbarra

Ex Pop Bari, già 300 parti civili: Jacobini di nuovo alla sbarra

 
Isabella Maselli

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Isabella Maselli

Ex Pop Bari, già 300 parti civili: Jacobini di nuovo alla sbarra

Gli ex vertici della banca rischiano il terzo processo, citati Consob e Bankitalia

Sabato 18 Maggio 2024, 12:56

BARI - Sono già circa 300 i risparmiatori, azionisti dell’ex Banca Popolare di Bari (oggi Banca del Mezzogiorno), che hanno chiesto di costituirsi parti civili nel terzo procedimento penale che sta per cominciare sulla malagestione dell’istituto di credito nell’era Jacobini.

Ieri dinanzi al gup Giuseppe De Salvatore è cominciata l’udienza preliminare a carico di otto imputati (l’ex presidente Marco Jacobini e il figlio Gianluca, ex vice direttore generale, l’ex dg Vincenzo De Bustis Figarola, l’ex ad Giorgio Papa, l’ex presidente del collegio sindacale Roberto Pirola e gli ex dirigenti Elia Circelli, Gregorio Monachino e Nicola Loperfido. Secondo il procuratore Roberto Rossi e i pm Savina Toscani, Luisiana Di Vittorio, Federico Perrone Capano e Lanfranco Marazia, gli ex amministratori e dirigenti della banca avrebbero manipolato il mercato, traendo in inganno i clienti vendendo azioni della banca ma nascondendo loro la reale situazione in cui versava: 715 milioni di euro di crediti marci.

Le accuse, a vario titolo, sono di falso in bilancio, ostacolo alla vigilanza, estorsione, maltrattamenti e lesioni all’ex dirigente Luca Sabetta (assunto come capo dei rischi e poi demansionato) e aggiotaggio.

Oltre alle centinaia di azionisti (molti altri si potrebbero costituire nella prossima udienza), ha depositato l’atto di costituzione il Codacons e lo ha annunciato il Comune di Bari. La Procura ha chiesto di inserire tra le persone offese anche Consob e Bankitalia. Si tornerà in aula il 10 luglio.

Questo procedimento penale rappresenta l’inchiesta madre sulla Banca Popolare di Bari che nel 2016 portò la Procura a scoprire cosa si nascondeva nei conti dell’istituto all’epoca guidato dalla famiglia Jacobini: 715 milioni di euro di crediti marci che - questa la tesi di accusa - sarebbero stati nascosti ai correntisti-investitori.

È il terzo processo che riguarda la gestione Jacobini dell'istituto di credito (il quarto se si considera il fallimento dell’imprenditore Vito Fusillo). Sulla base delle consulenze tecniche disposte dalla Procura, è emerso che a marzo 2020 nel bilancio PopBari c’erano perdite per 1,1 miliardi che avrebbero fatto venir meno la continuità aziendale già dal 2018. Nei conti ci sarebbero stati 61 clienti cui facevano capo crediti di «dubbio esito»: il gruppo Parnasi, le società dell’immobiliarista romano Valter Mainetti, il gruppo Nitti (fallito), la Kreare Impresa (fallita) dell’ex proprietario del Bari calcio Mino Giancaspro, la Edisud (ex editrice della «Gazzetta», fallita nel 2020), Telenorba e qualche altro noto esponente dell’imprenditoria e della politica barese: grandi clienti che avrebbero ottenuto affidamenti generosi a fronte dei quali (sempre secondo l’accusa) la banca già nel 2018 avrebbe dovuto apportare in bilancio rettifiche per 542 milioni di euro, ma si limitò a «correggere» poste attive per appena 244 milioni. In questo modo gli Jacobini avrebbero evitato che il patrimonio di vigilanza (la «riserva» che la banca deve sempre avere disponibile) scendesse sotto i limiti di legge, e soprattutto avrebbero evitato che il pubblico avesse percezione della reale situazione dei conti.

A 88 persone, ex vertici e funzionari della banca, compresi Marco e Gianluca Jacobini, oltre ai tre processi in corso, sono stati notificati nelle scorse settimane altri 176 avvisi di conclusione indagini per truffa aggravata ai danni di altrettanti risparmiatori-azionisti «particolarmente vulnerabili», ai quali sarebbero stati venduti titoli omettendo di comunicare che si trattava di prodotti finanziari illiquidi e molto rischiosi. L’ammontare complessivo del raggiro stimato dai consulenti della Procura è di 8 milioni di euro.

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