BARI - Avrebbero indotto, favorito, sfruttato, gestito ed organizzato la prostituzione di tre ragazze minorenni, ricavando un guadagno ingente dalle prestazioni sessuali offerte, a pagamento, a diversi clienti. L'attività illegale si sarebbe svolta in alcune strutture ricettive, anche di lusso. E' quanto ha scoperto la squadra Mobile di Bari che, alle prime luci dell’alba, nel capoluogo pugliese, a Roma, Trani e Lecce, ha eseguito un provvedimento cautelare, emesso dal giudice delle indagini preliminari del Tribunale, su richiesta della Procura della Repubblica, nei confronti di dieci persone. In carcere sono finiti Marilena Lopez, Antonella Albanese, Federica Devito, Elisabetta Manzari, Ruggiero Doronzo e Nicola Basile.
Per due clienti, di 47 e 42 anni, Fabio Carlino e Roberto Urbino, sono scattati i domiciliari: sarebbero stati consapevoli della minore d’età delle ragazze e, nonostante ciò, non avrebbero esitato a consumare rapporti sessuali con le giovani in cambio di danaro.
Per un terzo cliente, di 55 anni, Stefano Chiriatti, è stato adottato l’obbligo di dimora nel comune di residenza. Stessa misura cautelare è stata disposta nei confronti di un 45enne barese, Michele Annoscia, gestore di una struttura ricettiva nella quale avrebbe tollerato l’esercizio abituale della prostituzione. Le indagini sono state avviate dalla Squadra Mobile di Bari, a marzo 2022, a seguito della denuncia presentata dalla mamma di una 16enne, che ha notato comportamenti anomali nella figlia e riscontrato la sua frequentazione con una maggiorenne. Quest'ultima era descritta, nell'annuncio pubblicato come escort operativa nella regione Marche. Grazie a pedinamenti, appostamenti, intercettazioni, numerose audizioni, comprese quelle delle minorenni coinvolte nella prostituzione, eseguite con l’ausilio di psicologhe, sono stati acquisiti elementi investigativi che hanno condotto all’operazione di polizia eseguita questa mattina.
I fatti si sarebbero consumati in alcune strutture ricettive, anche di lusso, delle province di Bari e Bat, a partire dal mese di ottobre del 2021. Le minorenni, all’epoca 16enni, sarebbero state adescate ed introdotte nel mondo della prostituzione con la promessa, riscontrata, di facili guadagni. Alcuni clienti avrebbero pagato anche centinaia di euro per singole prestazioni sessuali. Il danaro guadagnato con la prostituzione sarebbe stato utilizzato, dalle ragazze, per acquistare abiti, borse e cenare in ristoranti costosi. Le stesse avrebbero adottato le cautele utili a non far scoprire ai propri parenti le cospicue disponibilità economiche e gli acquisti eseguiti. Per la gestione dell’attività, sarebbero state utilizzate utenze telefoniche dedicate, inserite in appositi annunci on line; qualcuno avrebbe provveduto alla prenotazione delle strutture ricettive, altri avrebbero accompagnato le ragazze nelle camere e altri ancora a ricevere le telefonate dei clienti, fissando gli appuntamenti. Le maggiorenni arrestate ed il 29enne barese presunto sfruttatore avrebbero atteso in stanze attigue che le minorenni terminassero le loro prestazioni, per ricevere personalmente il danaro dai clienti e corrispondere alla ragazze la quota loro spettante, corrispondente al 50% della somma ricevuta.
ALLETTATE DAI GUADAGNI FACILI
«La chiave di lettura di questa vicenda è sempre quella della prospettiva di facili guadagni per ragazze che spesso non hanno gli anticorpi per impedire di essere veicolati da amicizie sbagliate all’interno di meccanismi perversi gestiti da persone senza scrupoli». Lo ha detto Ciro Angelillis, procuratore aggiunto di Bari, in riferimento alla operazione della squadra mobile che ha fatto luce su una rete di prostituzione minorile e ha portato all’esecuzione di dieci misure cautelari.
Le tre 16enni coinvolte nel giro di prostituzione sarebbero state «impiegate come segretarie», ha aggiunto il magistrato segnalando che «in questi casi è chiaro che la questione penale si intreccia a quella sociale. Non si può non rilevare come i social network spesso costituiscano una vetrina di questo mercato del sesso» e che sono «sempre più complicati da controllare da parte di famiglie ed educatori in generale». Sui social sarebbero state contattate le ragazzine che pubblicavano loro scatti.
«Il giro d’affari lo possiamo solo intuire, parliamo di prestazioni con tariffe di 100-150 euro» a cui si aggiungono «le percentuali - ha continuato il procuratore aggiunto - che andavano a chi ospitava questo tipo di incontri. Non parliamo di cifre esorbitanti e questo purtroppo è un’aggravante».
La prostituzione minorile è «un fenomeno trasversale che riguarda anche contesti sociali non particolarmente degradati ma che riguarda la capacità delle famiglie di controllare certi meccanismi che purtroppo oggi sono affidati in modo incontrollato ai social network», ha concluso.