BARI - La spa dei trasporti del Comune di Bari è «permeata e in posizione di contiguità» rispetto alla criminalità organizzata e potrebbe diventare «un utile strumento di appoggio per l’attività del clan con conseguenti non trascurabili riflessi negativi anche su mercato ed economia locale, che potrebbero subire i condizionamenti della “spendita” del nome del clan mafioso». È quanto scrive la Dda di Bari nella richiesta di commissariamento dell’Amtab firmata dai pm Fabio Buquicchio e Marco D’Agostino con il «visto» del procuratore Roberto Rossi.
Nelle 59 pagine depositate il 21 febbraio, cinque giorni prima dei 130 arresti eseguiti nell’operazione Codice interno e del contestuale decreto di amministrazione giudiziaria predisposto dal Tribunale di prevenzione, la Procura ha praticamente riassunto l’informativa della Squadra mobile che riguarda Tommaso Lovreglio e Massimo Parisi, rispettivamente nipote e fratello del capoclan Savino Parisi, entrambi finiti in carcere con le accuse di associazione mafiosa, voto di scambio politico-mafioso, turbativa d’asta e trasferimento fraudolento di valori aggravati dal metodo mafioso: da quelle intercettazioni emerge come il gruppo criminale fosse in grado di condizionare le assunzioni (seppure si tratti di contratti per 8 giorni in occasione della Fiera del Levante) imponendosi nei confronti del consiglio di amministrazione all’epoca guidato dal presidente Pierluigi Vulcano. Nella richiesta anche il verbale del pentito Nicola De Santis, ex autista che ha parlato di rapporti tra l’azienda e la politica.
La Procura ha però aggiunto due elementi. Il primo è...