Domenica 07 Settembre 2025 | 07:42

Bari, il senatore Melchiorre (Fdi) lascia il consiglio comunale dopo 28 anni

 
Michele De Feudis

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Michele De Feudis

Bari, consigliere comunale Melchiorre positivo al Covid: l'annuncio sui social

Al suo posto subentra il primo dei non eletti, un altro veterano del Consiglio comunale, Pasquale Finocchio: eletto nelle fila di Fdi, aderirà al gruppo misto.

Mercoledì 10 Gennaio 2024, 18:26

19:42

BARI - La prima volta è stato eletto in Consiglio comunale il 23 aprile 1995, nella lista di An, confermando ininterrottamente il seggio fino ad oggi, quando - dopo ben 28 anni a Palazzo di città - ha rassegnato le dimissioni: il senatore di Fdi Filippo Melchiorre ha protocollato nelle scorse ore la lettera di dimissioni dall'assemblea cittadina, impegnato a Roma tra commissione antimafia e commissione Finanze.

Al suo posto subentra il primo dei non eletti, un altro veterano del Consiglio comunale, Pasquale Finocchio: eletto nelle fila di Fdi, aderirà al gruppo misto.

LA LETTERA DI FILIPPO MELCHIORRE

«Dopo quasi 30 anni, a partire da oggi, non sono più consigliere comunale. Un’affermazione che mi fa venire quasi i brividi! Ho formalmente consegnato agli uffici competenti la mia lettera di dimissioni perché impossibilitato a svolgere questo ruolo così come l’ho esercitato e interpretato in questi lunghi, lunghissimi anni. Gli impegni romani mi allontanano da quel contatto costante e quotidiano con i cittadini, un’azione necessaria per l’esercizio di una carica politico-istituzionale così impegnativa come quella del consigliere comunale. Una figura fondamentale perché è l’anello di congiunzione fra la gente e il Palazzo, l’intermediario più indicato per portare all’attenzione della politica locale le istanze, i problemi, le richieste del cittadino che poi diventano materia e oggetto di discussione in quel piccolo parlamento che si chiama consiglio comunale.
Tu, caro Comune di Bari, sai bene che qui sono politicamente cresciuto: una gavetta lunga decenni dove ho incrociato colleghi straordinari di ogni colore politico e che mi ha consentito di contribuire sia da consigliere che da assessore alla crescita economica, urbanistica, culturale e sociale di questa città.
È noto a tutti che la cifra della mia vita è stata ed è tuttora caratterizzata dalla politica intesa come «lavoro sociale»; la politica che mette al centro i diritti dei cittadini, soprattutto degli ultimi e dei più bisognosi, la politica della trasparenza amministrativa, della coerenza delle idee, della lealtà anche e soprattutto nei confronti degli avversari politici.
Ad una certa politica dei compromessi, del trasformismo, dei cambi di casacca, ho sempre scelto la politica dell’onestà, dell’impegno, dei valori, della coerenza anche a costo di risultare perdente o di rinunciare a lauti incarichi. Solo così avrei potuto guardare negli occhi i miei elettori, ma soprattutto mio figlio Arnaldo, cresciuto tra santini elettorali e comizi in piazza quando era ancora nel passeggino.
Caro Comune di Bari, se mi guardo indietro riesco ancora a scorgere quel ragazzo che, poco più che ventenne, nel 1995, varcò per la prima volta l’aula consiliare. Con un gruppo di amici (molti quali sono ancora al mio fianco) decisi di scendere in campo e cimentarmi in una competizione elettorale difficile sotto lo sguardo attento e vigile di un leader che si chiamava Pinuccio Tatarella. Quell’anno arrivai secondo nella lista di Allenza Nazionale e durante lo spoglio delle schede che mi vedevano in vantaggio su molti big della politica locale fu proprio Tatarella a meravigliarsi chiedendo ai suoi collaboratori «Ma ci è stu ca… di Melchiorre?». Da allora, come si dice, ne è passata di acqua sotto i ponti!
Devo un grazie enorme a lui, che dopo qualche mese mi nominò segretario cittadino di An, e a tutti coloro che hanno creduto in me. Ma, soprattutto, ai miei elettori che per sei legislature consecutive mi hanno permesso di essere eletto al Comune di Bari e di sedermi sugli scranni del consiglio comunale sia di maggioranza che di opposizione. Alcuni si sono persi per strada, altri se ne sono aggiunti, molti sono ancora accanto a me. Un grazie speciale alla mia famiglia che mi è sempre stata accanto: a mia madre (l’unico voto sicuro, come ironicamente continuo dire nei comizi elettorali!), a mio padre che non amava la politica e immaginava per me un futuro da dirigente pubblico, a mia moglie che ho conosciuto grazie proprio alla politica, a mio figlio, il mio primo sostenitore, e che ho visto piangere quando ho perso le elezioni politiche del 2018. Infine, un doveroso grazie a tutti i dipendenti di ogni livello del Comune di Bari che fanno funzionare una macchina amministrativa complessa ed articolata. Da Roma il mio sguardo sarà sempre puntato sulla mia città, sulla mia Bari che non ha bisogno solo di una bella vetrina sui social, ma che merita di scalare tutte le classifiche sulla qualità della vita che la vedono ancora agli ultimi posti.
E allora, caro Comune di Bari, io ti saluto. Non ti sto dicendo addio, ma semplicemente un arrivederci perché certi amori non finiscono mai».
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