Arriva a processo il secondo filone d'inchiesta sulla morte di Francesco Vitale, il dj barese 45enne conosciuto come «Ciccio Barbuto», deceduto dopo essere precipitato dal quinto piano di un palazzo in via Pescaglia, a Roma, in zona Magliana. Sul caso la Dda della Capitale sta ancora indagando, ma tre dei presunti responsabili sono già finiti alla sbarra.
A gennaio si discuterà il processo nei confronti di Daniele Fabrizio, detto «Saccottino», e Sergio Placidi noto come «Sergione». Oggi si celebrerà, invece, la prima udienza nei confronti di Ilaria Valentinetti, compagna di Placidi. I tre, imputati in due diversi procedimenti penali, sono accusati di sequestro di persona a scopo di estorsione con l'aggravante della morte dell'ostaggio.
La vicenda risale al 22 febbraio scorso. Vitale, hanno ricostruito le indagini dei carabinieri romani, coordinati dai pm Francesco Cascini e Francesco Minisci, si era recato nella Capitale la sera prima in macchina forse per incontrare alcune persone con le quali aveva contratto un debito. La Direzione Distrettuale Antimafia di Roma ipotizza che sia stato sequestrato e torturato per 12 ore, dietro richiesta di un riscatto di 500mila euro per la sua liberazione, prima di trovare la morte precipitando dal palazzo.
Gli inquirenti hanno immediatamente sospettato che la morte del 45enne fosse maturata in ambienti criminali romani. Quindi gli accertamenti dei carabinieri si sono concentrati sull’appartamento nel quale il dj barese sarebbe stato sequestrato, forse proprio dai suoi creditori e lì sarebbe stato picchiato. In casa, infatti, ripulita con la candeggina nel tentativo di non lasciare tracce, la scientifica trovò tracce di sangue, segno che Vitale potrebbe essere stato malmenato e ferito durante quelle 12 ore, la notte tra il 21 e il 22 febbraio, per poi precipitare, forse in un invano tentativo di fuga.
Fino ad oggi nel registro degli indagati sono finite cinque persone, tre delle quali – ora a processo – in carcere da mesi. La Dda ha deciso, infatti, di spezzettare il procedimento man mano che si cristallizzano le prove a carico dei singoli indagati, mandandoli separatamente alla sbarra. I primi per i quali è stato chiesto il giudizio immediato sono stati Fabrizio e Pacidi. La prima udienza si è tenuta nelle scorse settimane e i genitori di Vitale si sono costituiti parti civili con l'avvocato barese Pasquale Loseto.
Qualche giorno fa alla famiglia è stata notificata una nuova fissazione di udienza. Questa volta il giudizio immediato (con udienza fissata davanti al Tribunale di Roma alle 12 di oggi) riguarda la 43enne Valentinetti. Anche in questo caso i genitori si costituiranno parti civili.
L'inchiesta però non è chiusa. Ci sono almeno altre due persone coinvolte nella morte del dj, tra i quali il proprietario dell'immobile, l'incensurato Massimo Fava, già destinatario di una perquisizione. Il suo nome è contenuto nell'imputazione che formalizza le accuse ai tre a processo. Il sequestro di persona pluriaggravata è contestato in concorso con Fava, che per primo avrebbe incontrato Vitale a San Basilio. Da lì il 45enne barese sarebbe stato portato all'appartamento in zona Magliana e torturato. In quella casa, secondo la Dda, c'erano anche altre persone («in via di identificazione» si legge nell'imputazione). Un gruppo di feroci torturatori che in quella casa hanno picchiato il 45enne, trattenendolo con la forza e forse legandolo. Lì dove, probabilmente in un ultimo disperato tentativo di fuga, Ciccio Barbuto ha trovato la morte.