pugliesi nel mondo
Sara Susca, l’ingegnere barese che scruta i segreti dell’universo
La scienziata 46enne di Mola è tra i progettisti del telescopio spaziale della Nasa
MOLA DI BARI - Ha un’anima pugliese il telescopio spaziale Spherex (Specto-photometer for the history of the universe, epoch of reionization and ices explorer) che la Nasa invierà nello spazio entro aprile 2025 per scrutare i segreti dell’universo. Nel team di scienziati impegnati nella missione, figura l’ingegnere aerospaziale Sara Susca, 46enne di Mola di Bari, studi al Politecnico di Bari prima, di Milano dopo, dottorato all’Università di California a Santa Barbara.
L’ing. Susca, ora a Pasadena nel Centro aerospaziale della Nasa, è tra gli scienziati più «quotati» negli States, dove si è trasferita venti anni fa. Da qualche anno è vice responsabile del Jet propulsion laboratory (Jpl), il centro di ricerca dell’agenzia spaziale americana che progetta la costruzione e il funzionamento di strumenti spaziali planetari, compresi i veicoli robotici. La scienziata barese è tra i progettisti del telescopio spaziale, in qualità di ingegnere dei sistemi di carico utili per la missione.
Di cosa si occuperà Spherex? Come suggerisce il nome per esteso, scandaglierà il cielo allo scopo di raccogliere dati su oltre 300 milioni di galassie e oltre 100 milioni di stelle appartenenti alla nostra galassia, la Via Lattea, per ricostruirne la struttura e anche la storia. Si tratta quindi di un’indagine che si concretizzerà in una mappa galattica senza precedenti, che conterrà le tracce dei primi momenti di esistenza dell’Universo, cercando di rispondere a una domanda fatidica: come ha fatto l’universo a espandersi così rapidamente, in meno di un nanosecondo, dopo il big bang?
«Spherex – spiega la scienziata - sembra un megafono, anche se misurerà quasi 2,6 metri di lunghezza e quasi 3,2 metri di larghezza. Ciò che conferisce all’osservatorio la sua forma caratteristica sono i suoi scudi fotonici a forma di cono, assemblati in una camera pulita presso il Jpl».
Tre coni, uno dentro l’altro, circonderanno il telescopio per proteggerlo dalla luce e dal calore del Sole e della Terra. Un vero scudo fotonico in grado di neutralizzare le radiazioni elettromagnetiche dannose. La navicella spaziale, fa sapere la Nasa nella sua nota, esplorerà ogni sezione del cielo, per completare due mappe dell’intero cielo ogni anno. «Spherex deve essere abbastanza agile perché l’astronave deve muoversi relativamente velocemente mentre scruta il cielo - aggiunge Sara Susca -. Non sembra, ma in realtà gli scudi sono piuttosto leggeri e costituiti da strati di materiale come un sandwich. L’esterno ha fogli di alluminio e l’interno ha una struttura a nido d’ape in alluminio che sembra cartone: leggera ma resistente».
«Il lancio del telescopio - informa la Nasa - aiuterà gli scienziati a capire meglio dove hanno avuto origine l’acqua e altri elementi chiave necessari alla vita. Per fare ciò, la missione misurerà l’abbondanza di ghiaccio d’acqua nelle nubi interstellari di gas e polvere, dove nascono nuove stelle e da cui eventualmente si formano i pianeti. Studierà la storia cosmica delle galassie misurando la luce collettiva che producono. Queste misurazioni aiuteranno a determinare quando le galassie iniziarono a formarsi e come la loro formazione è cambiata nel tempo. Infine, mappando la posizione di milioni di galassie le une rispetto alle altre, Spherex cercherà nuovi indizi su come la rapida espansione dell’universo abbia avuto luogo, in una frazione di secondo dopo il Big Bang».