Sabato 06 Settembre 2025 | 11:26

Donna accoltellata a Monopoli, l’ex in cella: «Non volevo ucciderla»

 
Antonio Galizia Isabella Maselli

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Antonio Galizia Isabella Maselli

Donna accoltellata a Monopoli, l’ex in cella «Non volevo ucciderla»

Il 35enne accusato di tentato omicidio è stato interrogato dopo il fermo: «Ero armato ma mi sono difeso», Il gip Cafagna deciderà entro domani sulla custodia in carcere

Domenica 05 Novembre 2023, 13:20

13:21

MONOPOLI - Cinque minuti per sferrare venti o forse trenta coltellate, tanto da ridurre la sua ex compagna, madre del loro figlio di soli tre anni, in fin di vita. Tanto sarebbe durata - stando al racconto dei testimoni oculari - l’aggressione alla 35enne di Monopoli che dall’alba di giovedì lotta tra la vita e la morte in un letto del Policlinico, sedata, intubata e ventilata.

Ieri pomeriggio l’uomo, un bracciante agricolo pluripregiudicato originario di Bari e residente a Triggianello (frazione di Conversano) coetaneo della vittima, è stato interrogato in carcere. Ammanettato poche ore dopo l’aggressione, l’uomo è ora accusato di tentato omicidio. Nelle prossime ore la gip Antonella Cafagna depositerà il provvedimento di convalida del fermo e applicazione della misura cautelare. I pm Alessandro Pesce e Carla Spagnuolo con l’aggiunto Ciro Angelillis hanno chiesto la detenzione in carcere.

Davanti al giudice il 35enne non ha negato ma ha tentato di giustificare quel gesto, offrendo una propria versione. Ha detto di avere intenzione di uccidere la donna, fornendo una ricostruzione della dinamica per spiegare di essersi dovuto difendere, ammettendo però di essere andato sul posto armato di un coltello. Del resto che avesse pianificato l’aggressione alla ex, dopo essere stato lasciato e ossessionato dall’idea che lei stesse frequentando un altro uomo, lo dimostrano le lettere manoscritte che aveva lasciato a casa, quella notte, indirizzate ai genitori, alla suocera e al figlio, preannunciando quello che di lì a poco avrebbe fatto.

L’uomo - che lei aveva già denunciato per maltrattamenti e stalking qualche settimana prima - si sarebbe appostato sotto casa della ex e avrebbe atteso che la donna uscisse all’alba per andare a lavorare. Quindi l’avrebbe aggredita accoltellandola. Solo l’intervento della madre di lei, che ha assistito alla scena dal balcone e che poi è scesa in strada colpendo l’uomo alla testa con un mattarello, gli ha impedito di continuare a infierire sul corpo della donna.

Lui poi è fuggito, ha confessato tutto in una telefonata al datore di lavoro, credendo di averla uccisa, e poco dopo - contattato dai carabinieri - si è lasciato ammanettare. Adesso è in cella, in attesa che la giustizia faccia il suo corso.

La donna, invece, è in ospedale in condizioni critiche, ricoverata nel reparto di Rianimazione del Policlinico. Le ferite, profonde, le hanno provocato lesioni importanti. Dopo gli interventi chirurgici eseguiti dalla equipe multi specialistica (ortopedici e plastici su braccia, torace, spalla, volto e polmone; oculistici per il bulbo oculare) è ora in coma farmacologico indotto. È stato attivato immediatamente anche il protocollo messo a punto dai servizi sociali con l’assistenza di psicologi per il figlio. «La prima regola in questi casi - spiega Mimma De Bellis, neuropsichiatra infantile - è mai lasciare solo il minore con i suoi pensieri per aiutarlo ad assorbire un trauma del genere».

Intanto le indagini continuano. La ricostruzione della dinamica sembra chiara: ci sono diversi testimoni oculari le cui dichiarazioni sono state già acquisite. Oltre la madre della vittima e i vicini di casa, è stato sentito il fratello, che ha raccontato anche i precedenti episodi. «Quando ancora convivevano - ha riferito - capitava che i due litigassero seppur solo verbalmente a causa della morbosa gelosia che lui nutriva nei confronti di mia sorella. Quando successivamente mia sorella ha deciso di porre fine alla loro relazione, venendo a stare presso la nostra abitazione, è capitato in più di una circostanza che lui si appostasse sotto casa attendendo che mia sorella uscisse. In una circostanza sempre di mattina presto, si è nascosto all’interno del cofano e quando mia sorella è scesa lui è uscito iniziando ad aggredirla verbalmente. Un’altra volta, dopo essersi recato sul posto di lavoro di mia sorella, con la forza voleva sottrarle il telefonino cellulare per controllare le chiamate e i suoi spostamenti. Tuttavia fino a quella notte non era mai accaduto che la aggredisse fisicamente, anche se da tempo mia sorella temeva potesse farlo».

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