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Mafia ed estorsione a Bari: chieste pene fino a 20 anni per 19 imputati, presunti affiliati al clan Buscemi

 
Redazione online

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toghe, avvocati

Si tratta di un filone dell'inchiesta sul voto di scambio per le elezioni comunali nel capoluogo e a Valenzano

Venerdì 13 Ottobre 2023, 15:17

BARI - Condanne a pene fino a venti anni di reclusione sono state richieste dai pm della pocura di Bari Fabio Buquicchio e Michele Ruggiero per 19 imputati nell’ambito del processo nato da un filone dell’inchiesta su un presunto voto di scambio per le elezioni comunali a Bari e Valenzano del 2019.

I 19 imputati, ritenuti appartenenti al clan Buscemi, sono accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere di tipo mafioso-camorristico, detenzione di armi, estorsione, usura, ricettazione, detenzione e spaccio di stupefacenti. Hanno scelto di essere giudicati con rito abbreviato.

Oggi dai pm sono state chieste condanne a 20 anni per il boss Salvatore Buscemi, imputato anche per lo scambio elettorale politico-mafioso, e per gli «organizzatori» dell’associazione Giovanni Pasca, Alessandro Speziga, Ottavio Di Cillo, Michele Terlizzi e Davide Russo. Per i genitori del boss, Giuseppe Buscemi e Antonia Stramaglia, è stata chiesta la condanna a 12 anni. Il clan Buscemi è considerato legato ai Parisi del quartiere Japigia di Bari.

Queste richieste di condanna, quindi, riguardano un filone dell’inchiesta principale sul presunto voto di scambio per le elezioni di Bari e Valenzano del 2019, in cui sono coinvolti anche l’ex consigliere comunale del capoluogo pugliese, Francesca Ferri, il compagno Filippo Dentamaro, e il presidente del Foggia Nicola Canonico. I tre sono estranei alle accuse per le quali oggi sono state richieste le condanne.

Ferri e Dentamaro, a luglio, sono stati prosciolti dalle accuse di voto di scambio politico-mafioso relativamente alle elezioni di Bari, e da quella di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione elettorale relativa al Comune di Valenzano; mentre sono a processo con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione elettorale per le elezioni di Bari, e di scambio elettorale politico-mafioso per quelle di Valenzano. Canonico è considerato dall’accusa il "garante» di questo sistema. 

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